Normativa sull’uso degli smartphone a scuola
L’ingresso degli smartphone in classe a fini didattici è un tema molto controverso in tutto il mondo.
In Italia, la prima normativa di riferimento per l’utilizzo degli smartphone in classe è stata la Direttiva 104 del 2007, nella quale si afferma “Dall’elenco dei doveri generali enunciati dall’articolo 3 del D.P.R. n. 249/1998 si evince la sussistenza di un dovere specifico, per ciascuno studente, di non utilizzare il telefono cellulare, o altri dispositivi elettronici, durante lo svolgimento delle attività didattiche, considerato che il discente ha il dovere: – di assolvere assiduamente agli impegni di studio anche durante gli orari di lezione (comma 1); – di tenere comportamenti rispettosi degli altri (comma 2), nonché corretti e coerenti con i principi di cui all’art. 1 (comma 3); – di osservare le disposizioni organizzative dettate dai regolamenti di istituto (comma 4). La violazione di tale dovere comporta, quindi, l’irrogazione delle sanzioni disciplinari appositamente individuate da ciascuna istituzione scolastica, nell’ambito della sua autonomia, in sede di regolamentazione di istituto.”.
Pertanto ogni istituto provvede al proprio regolamento interno, basandosi sulla Direttiva 104/2007 ed è quindi bene chiedere in segreteria il regolamento d’istituto.
Nei Paesi dove le scelte didattiche sono rimesse alla competenza delle scuole e/o degli insegnanti (come avviene in genere nei Paesi di tradizione e lingua anglosassone) la decisione viene presa a livello locale dalle singole istituzioni scolastiche.
In quelli con ordinamenti più accentrati, come la Francia e l’Italia, i rispettivi ministeri hanno invece ritenuto di disciplinare la materia a livello centrale. Ma le due nazioni lo hanno fatto andando in due direzioni diametralmente opposte: il divieto assoluto in Francia e un chiaro via libera in Italia, dove l’ex ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, capovolgendo la decisione presa nel marzo 2007 dall’allora ministro Giuseppe Fioroni di vietare agli studenti di usare in classe i “cellulari”, nel 2018 ha varato addirittura un “Decalogo per l’uso dei dispositivi mobili a scuola” : un uso “responsabile e competente”, sotto la guida degli insegnanti, ma senza riserve, per ricondurre questi dispositivi a una finalità educativa.
La Fedeli ha poi chiarito che: “Non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto. Per permettere a ogni ragazza e ogni ragazzo di avere esperienze sicure, libere e consapevoli, contrastando in modo positivo e attivo, non con divieti ma proprio con l’educazione, ogni tipo di dipendenza, anche dagli strumenti tecnologici. Voglio ribadire in ogni caso, che resta proibito, come stabilito dalla circolare del 2007 dell’allora Ministro Fioroni, l’uso personale di ogni tipo di dispositivo in classe, durante le lezioni, se non condiviso con i docenti a fini didattici”.
Dal 2016 l’utilizzo di telefoni cellulari e di apparecchi per la registrazione di suoni e immagini in genere era già consentito nel Vademecum “La scuola a prova di privacy”, ma esclusivamente per fini personali, e sempre nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali delle persone coinvolte (siano essi studenti o professori) in particolare della loro immagine e dignità. Le istituzioni scolastiche avevano, comunque, la possibilità di regolare l’utilizzo di registratori, smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici all’interno delle aule o nelle scuole stesse. Pertanto studenti e genitori, al momento dell’iscrizione, erano invitati a informarsi presso la segreteria della scuola sulle regole che il Consiglio di istituto aveva disposto per l’uso corretto del cellulare a scuola.
A cura di Viviana Rossi