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Chi sono gli studenti con BES presenti nelle nostre classi?

Grande è l’eterogeneità presente nelle nostre classi!

C’è Stefano, che ha un severo disturbo specifico di apprendimento (DSA) (vedi art. DSA).
Avrebbe bisogno di più tempo e di usare gli adeguati strumenti compensativi, ma non vuole, perché non vuole sentirsi diverso dagli altri. È poco attento e scarsamente concentrato.

C’è Alessandro, che è iperattivo e ha una diagnosi di ADHD (vedi art. ADHD).
Il suo comportamento è imprevedibile: è spesso disattento e i suoi insegnanti sono disperati. Ha passato i primi anni di scuola quasi sempre fuori posto, spesso fuori classe. Disturba i compagni, con sottrazioni di oggetti, di merende, lanci di matite e gomme sul malcapitato di turno. Nei giochi sembra non conoscere regole; file, attese, turni, gli sembrano arbitrari. È intelligente, ma questo non compensa la sua limitatissima attenzione. Ultimamente non è più invitato alle feste o a casa di coetanei ed è evitato dai compagni e dai loro genitori.

C’è Giada, che ha una postura rigida, uno sguardo diverso dagli altri: sembra che si blocchi appena entra in classe. Non interviene anche se è sempre attentissima e ascolta con interesse; non alza la mano, non partecipa, non ride nemmeno.  Sembra che le costi fatica aprire la bocca per produrre qualsiasi suono, perfino una risata. Non parla con l’insegnante, non parla con i compagni. I genitori, convocati dall’insegnante molto preoccupata per la situazione. Descrivono una bambina che a casa chiacchiera, che ama leggere, curiosa, allegra e piena di vita. Dopo un consulto clinico si scopre che Giada soffre di mutismo selettivo. (Vedi art. Mutismo selettivo)

C’è Pietro, che non sopporta critiche e osservazioni e di fronte a qualsiasi difficoltà o insuccesso dimostra tutta la sua rabbia. Non rispetta regole e sfida continuamente; non accetta rimproveri e si comporta da bambino piccolo. È sempre oppositivo e provocatorio e il rapporto con gli insegnanti, che spesso insulta senza limiti, è molto teso. (Vedi art. DOP)

C’è Paolo, che ha un disturbo dello spettro autistico, diagnosticato già nella scuola primaria. A casa sa anche lavare i piatti, lavorare al computer: eppure per molti dei suoi insegnanti è considerato solo uno studente in difficoltà, addirittura un peso! A Paolo è sempre stato proposto un tempo di frequenza ridotto e ha cambiato più volte insegnanti di sostegno, esperienza per lui devastante. (Vedi art. Autismo )

C’è Marta, che ha avuto difficoltà evidenti fin dall’inizio della scuola primaria, con ripercussioni rilevanti in tutte le discipline che richiedevano abilità grafo-motorie (disegno e scrittura). All’età di 9 anni Marta è stata sottoposta a una valutazione specialistica in cui si sono evidenziate significative difficoltà di integrazione visuo/motoria e prassiche, oltre che di coordinazione motoria. Marta presenta un quadro neuropsicologico complesso, riconducibile ad un disturbo non verbale dell’apprendimento. (Vedi art. Disturbo NVLD )

C’è Christian: bravissimo in matematica, ma odia l’italiano. Sa fare esercizi difficilissimi in breve tempo e il prof di matematica gli ha fatto fare un test di intelligenza da cui risulta un QI di un livello superiore a tutti i suoi compagni. Invece, ha parecchie difficoltà nella comprensione del testo in italiano: mentre legge fantastica, si distrae e fa fatica a completare tutto per tempo. Ogni volta che ha i compiti di italiano si arrabbia, urla e non vuole farli. I genitori sanno che è molto intelligente e lo rimproverano, non riuscendo a capire perché mai debba comportarsi “come un bambino piccolo”. La verità è che Christian non sopporta di non riuscire nel compito, fa fatica a concentrarsi perché vorrebbe approfondire altro, ma non riesce ad esprimere chiaramente il suo disagio. Tutto ciò che tenta di fare è evitare la frustrazione dei compiti di italiano, ma i genitori non lo capiscono e quando si arrabbia lui si sente ancora più inefficace, così aumenta la sua ansia. (Vedi art. Chi sono i bambini gifted)

Ci sono Masha e Islam: due gemelli appena arrivati dal Marocco. I loro genitori parlano già la nostra lingua perché lavorano da qualche anno in Italia, ma loro erano rimasti in Marocco con i nonni e solo ora sono andati a prenderli. Non capiscono bene l’italiano e sono molto irrequieti: non riescono a stare attenti e si arrabbiano per qualsiasi sciocchezza … forse non si sentono al posto giusto? Certo non è facile gestirli in una classe di 24 alunni! (Vedi art. Alunni stranieri)

Come può la scuola prendersi cura di tutti questi alunni che hanno problemi e non possono farcela da soli?

Andando verso una didattica concretamente personalizzata; tenendo conto delle potenzialità di ognuno; abbandonando programmi di studio cristallizzati e muovendo un apprendimento significativo per lo studente, in relazione al proprio progetto di vita e di inserimento sociale e lavorativo … tutto previsto nella normativa sui BES!

A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi

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