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Che cosa si intende per orientamento?
Venerdì 23 dicembre 2022 il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato il decreto che approva le Linee guida per l’orientamento, riforma prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La riforma è stata approvata entro il termine previsto dal PNRR, fissato al 31 dicembre 2022, dopo aver consultato le Organizzazioni sindacali e aver recepito la quasi totalità delle osservazioni formulate dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI).
(PNRR, il Ministro Valditara ha firmato le Linee guida per l’orientamento scolastico)
Il comunicato dell’’ufficio stampa precisa che gli obiettivi del decreto sono: rafforzare il raccordo tra primo e secondo ciclo di istruzione e formazione, per consentire una scelta consapevole e ponderata a studentesse e studenti che valorizzi i loro talenti e le loro potenzialità; contrastare la dispersione scolastica; favorire l’accesso all’istruzione terziaria. Il nuovo orientamento dovrebbe garantire un processo di apprendimento e formazione permanente, destinato ad accompagnare un intero progetto di vita. Progetto che richiede una vera e propria corresponsabilità tra docenti, famiglie e i diversi attori istituzionali e sociali con i quali lo studente interagisce… in tutti gli ordini e i gradi di scuola.
Ma cosa si intende esattamente con il termine orientamento?
Le Linee guida precisano che: 1.3 Le definizioni di orientamento sono molteplici, eppure concordi fra loro nell’indicare la sostanza dell’obiettivo. Una di queste è quella condivisa fra Governo, Regioni ed Enti Locali nel 2012: “l’orientamento è un processo volto a facilitare la conoscenza di sé, del contesto formativo, occupazionale, sociale culturale ed economico di riferimento, delle strategie messe in atto per relazionarsi ed interagire in tali realtà, al fine di favorire la maturazione e lo sviluppo delle competenze necessarie per poter definire o ridefinire autonomamente obiettivi personali e professionali aderenti al contesto, elaborare o rielaborare un progetto di vita e sostenere le scelte relative”. (Definizione già condivisa fra Governo, Regioni ed Enti Locali nel 2012).
Orientamento nei percorsi di istruzione secondaria
5.1 Nei percorsi di istruzione secondaria l’orientamento efficace, secondo le indicazioni condivise a livello europeo, esige “un più forte accento sullo sviluppo delle competenze di base e di quelle trasversali (responsabilità, spirito di iniziativa, motivazione e creatività, fondamentali anche per promuovere l’imprenditorialità giovanile); l’apprendimento delle lingue straniere; (…) l’innalzamento dei livelli di apprendimento in ambito lavorativo e la costituzione di sistemi di istruzione e formazione professionale di eccellenza; la permeabilità delle qualifiche e il riconoscimento delle competenze acquisite al di fuori dei percorsi dell’istruzione e formazione professionale; un crescente utilizzo delle tecnologie digitali, per facilitare l’apprendimento attraverso risorse educative aperte e collaborative; la presenza di docenti formati e motivati; (…) una più stretta integrazione fra l’istruzione, la formazione professionale, l’istruzione superiore, l’università e le imprese”.
Nello specifico, le nuove Linee guida precisano che 5.2. La dimensione orientativa della scuola secondaria di primo grado va potenziata, garantendo agli studenti l’opportunità di attività opzionali e facoltative infra ed extra scolastiche (quali ad esempio attività culturali, laboratoriali creative e ricreative, di volontariato, sportive, ecc.). Esse hanno lo scopo di consentire agli studenti occasioni per autenticare e mettere a frutto attitudini, capacità e talenti nei quali reputino di poter esprimere il meglio di sé.
Visione orientante dell’apprendimento in linea con le Indicazioni per il curricolo del 2012, che, nel definire il Profilo delle competenze al termine del primo ciclo, mette in evidenza che lo studente al termine del primo ciclo, attraverso gli apprendimenti sviluppati a scuola, lo studio personale, le esperienze educative vissute in famiglia e nella comunità dovrà essere in grado di incominciare ad affrontare in autonomia e con responsabilità, le situazioni di vita tipiche della propria età, riflettendo ed esprimendo la propria personalità in tutte le sue dimensioni (MIUR, Indicazioni nazionali per il curriculo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, Annali della pubblica istruzione, 2012).
E in passato?
Già nel 1997, la Direttiva Ministeriale del 6 agosto 1997, n. 487, così recitava:
L'orientamento - quale attività istituzionale delle scuole di ogni ordine e grado - costituisce parte integrante dei curricoli di studio e, più in generale, del processo educativo e formativo sin dalla scuola dell'infanzia. Esso si esplica in un insieme di attività che mirano a formare e a potenziare le capacità delle studentesse e degli studenti di conoscere se stessi, l'ambiente in cui vivono, i mutamenti culturali e socio-economici, le offerte formative, affinché possano essere protagonisti di un personale progetto di vita, e partecipare allo studio e alla vita familiare e sociale in modo attivo, paritario e responsabile.
È ormai tempo che queste affermazioni diventino prassi ordinaria e consolidata dell’azione educativa in ogni livello di istruzione e formazione.
(Commento contenuto nella C.M. n. 43 Prot.n. 0002156 del 15 aprile 2009).
Nel 2008, il rilancio dell’azione del Ministero dell’Istruzione in tema di orientamento prende avvio con la costituzione del Gruppo Tecnico Scientifico Nazionale (Decreto Dipartimentale n. 40 del 31.07.2008), finalizzato all’elaborazione di linee guida per la realizzazione di percorsi orientativi nelle scuole di ogni ordine e grado e per la diffusione di una nuova concezione di orientamento quale strategia che investe il processo globale della persona, che si estende lungo tutto il corso della vita, attraversa il processo educativo trasversale a tutte le discipline… sin dalla scuola primaria.
Nel 2009, la strategia del Piano Nazionale Orientamento, intesa in termini di un processo continuo, è ben delineata nella C. M. n. 43.
In seguito, nel 2014, escono le Linee guida nazionale per l’orientamento permanente.
Dal 23 dicembre del 2022 le nuove Linee guida dell’orientamento, che introdurranno, dall’a. s. 2023/2024…
• nelle scuole secondarie di primo grado, moduli di orientamento formativo degli studenti, di almeno 30 ore, anche extra curriculari, per anno scolastico, in tutte le classi
• nelle scuole secondarie di secondo grado, moduli di orientamento formativo degli studenti, di almeno 30 ore, anche extra curricolari, per anno scolastico, nelle classi prime e seconde; moduli curriculari di orientamento formativo degli studenti, di almeno 30 ore per anno scolastico, nelle classi terze, quarte e quinte.
Le 30 ore possono essere gestite in modo flessibile nel rispetto dell’autonomia scolastica e non devono essere necessariamente ripartite in ore settimanali prestabilite.
(In sintesi i punti principali delle Linee guida dell’orientamento nello SCARICABILE 1)
Le recenti Linee guida precisano che la letteratura scientifica sull’orientamento scolastico è concorde nel dichiarare conclusa la stagione che ha visto interventi affidati a iniziative episodiche. Serve, invece, un sistema strutturato e coordinato di interventi che, a partire dal riconoscimento dei talenti, delle attitudini, delle inclinazioni e del merito degli studenti, li accompagni in maniera sempre più personalizzata a elaborare in modo critico e proattivo un loro progetto di vita, anche professionale. (Linee guida orientamento, 2022)
Nel corso degli anni, infatti, sono state molte le scuole che hanno progettato e realizzato attività di continuità/orientamento, ma non si può certo parlare di un sistema strutturato e coordinato di interventi.
Come far sì che queste attività da iniziative episodiche si trasformino in percorsi strutturati efficaci, parte integrante dei curricoli di studio e diventino prassi ordinaria e consolidata dell’azione educativa di ogni istituzione scolastica?
Una scuola che orienta dovrebbe:
• considerare ogni soggetto come un portatore stabile di caratteri personali, attitudini, interessi, valori … da rilevare per mezzo di opportuni strumenti per aiutare gli studenti ad acquisire una migliore conoscenza di sé e delle loro possibili occupazioni;
• programmare azioni coordinate e aperte alla collaborazione e compartecipazione di tutti i soggetti coinvolti e competenti in materia, attraverso un percorso mirato, continuato nel tempo, perché nessuno si senta solo nel tracciare il cammino avviato di cambiamento e di disseminazione di strategie, metodologie, strumenti e contenuti in un reale impianto di rete a carattere integrato;
• realizzare “reti territoriali” di soggetti e di rapporti, indispensabile presupposto per lo sviluppo di azioni coerenti, condivise e unitarie
• prendere in considerazione il mondo del lavoro, considerato nella sua configurazione fondamentale.
Le Linee guida precisano che l’orientamento dovrebbe iniziare sin dalla scuola dell’infanzia e primaria quale sostegno alla fiducia, all’autostima, all’impegno, alle motivazioni, al riconoscimento dei talenti e delle attitudini, favorendo anche il superamento delle difficoltà presenti nel processo di apprendimento… però poi parlano solo di scuola secondaria!
Per la scuola secondaria di secondo grado l’attività di orientamento dovrebbe tendere anche a favorire l’incontro positivo tra una persona e una specifica posizione lavorativa, sia nel momento preparatorio, quello dello studio e della formazione, sia poi nel momento del suo inserimento effettivo nel lavoro.
Inoltre, visto che il mondo del lavoro è in continua evoluzione ed è difficile prevedere quali nuove figure potrebbero servire, occorre puntare sul potenziamento di qualità umane e professionali del soggetto, al fine di metterlo in grado di affrontare le incertezze e la complessità, rendendolo cosi attivo costruttore di sé… in vista di progetti esistenziali.
Ecco perché occorre porre l’attenzione sulle competenze trasversali, riconosciute ormai da più di vent’anni come complementari alle competenze accademiche, perché fondamentali per affrontare con successo il mondo del lavoro e non solo e promuoverle anche nell’ambiente scolastico.
Il mondo del lavoro, infatti, richiede figure sempre più specializzate, con elevate competenze tecnico-specialistiche; ma esistono delle competenze personali fondamentali che fanno da collante in tutte le attività, lavorative e non: sono le cosiddette soft skills, definite anche life skills.
Cosa sono e a cosa servono le soft skills?
Non c’è una definizione univoca accettata universalmente
A seconda del quadro teorico di riferimento, i ricercatori le chiamano social skills, competenze fondamentali, competenze trasversali, competenze relazionali e sociali, meta-competenze, soft o life skills.
Sono l’insieme di abilità personali e relazionali che servono per governare i rapporti con il resto del mondo e per affrontare positivamente la vita quotidiana. (…) La mancanza di tali skills socio-emotive può causare, in particolare nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio in risposta agli stress.
L’espressione life skills (competenze per la vita, è quella adottata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 1993), che ha stilato un suo decalogo al riguardo.
(Vedi approfondimento nello SCARICABILE 2)
Per comprendere precisamente cosa sono le soft skills è necessario partire dalle hard skills, cioè tutte quelle competenze tecnico-specialistiche, che includono capacità linguistiche, informatiche e di programmazione, che dipendono dal bagaglio formativo personale e dalle nostre esperienze pregresse, dimostrabili attraverso l'esibizione di un attestato o certificato che ne attesti la validità. Le soft skills, invece, sono più complesse da identificare e sono considerate le competenze trasversali che riguardano le capacità comportamentali e relazionali dettate dalla nostra personalità. Mentre per acquisire nuove hard skills basta andare a scuola o iscriversi a dei corsi di formazione, per le soft skills il discorso è un po’ diverso: possono essere predisposizioni intrinseche di una persona… ma che si accrescono e si affinano nell’ambiente di vita.
Hard skills e soft skills sono complementari: le prime definiscono quanto sappiamo, le seconde invece chi siamo.
Le soft skills sono classificabili in categorie e a farlo ci ha pensato la Commissione Europea a seguito di una ricerca relativa al mercato professionale. Quindi ecco come riconoscerle.
Si tratta di caratteristiche che, molto spesso, pratichiamo nella vita di tutti i giorni ma non riusciamo a riconoscerle come possibili marce in più per sfondare nella vita professionale.(
(Le soft skill: cosa sono, quali sono e perché è importante insegnarle già ai più piccoli)
La scuola è sicuramente il laboratorio privilegiato per far emergere e sviluppare queste competenze e, quindi, per aiutare bambini e ragazzi a tirare fuori il meglio di sé per avere delle marce in più per vivere attivamente (e non semplicemente "sopravvivere") in questa società sempre più complessa.
Pertanto ogni scuola dovrebbe consolidare delle strategie didattiche in grado di sviluppare negli studenti anche quelle capacità non cognitive, cioè le soft skills, in grado di aiutarli ad affrontare le sfide quotidiane della vita, rapportandosi a sé stessi e agli altri con fiducia nelle proprie capacità e con atteggiamento positivo e costruttivo.
Anche perché, secondo i sociologi, sviluppare le soft skills ha lo scopo di prevenire atteggiamenti antisociali, promuovere autoefficacia e collaborazione tra pari, indirizzare gli alunni ad un percorso di autoconsapevolezza e responsabilizzazione verso il proprio status di cittadino, lavoratore responsabile, partecipe alla vita sociale, capace di assumere ruoli e funzioni in modo autonomo, in grado di saper affrontare le vicissitudini dell’esistenza (OMS).
Pertanto, per una formazione integrale dei nostri studenti, è necessario cercare di promuovere le soft skills che permettono loro di affermarsi dal punto di vista relazionale, per l’atteggiamento propositivo e la capacità di lavorare con i compagni.
Purtroppo, però, la nostra scuola, anche se con programmazioni didattiche molto ricche, presenta ancora una struttura piuttosto rigida, che non lascia molto spazio allo sviluppo delle competenze trasversali nei nostri bambini/ragazzi.
Competenze da autovalutare, valutare e certificare, come sostengono le Linee guida dell’orientamento appena uscite:
6. La certificazione delle competenze quale strumento per l’orientamento.
6.1 Nel 2018 il Consiglio europeo ha raccomandato agli Stati membri di sviluppare l’offerta di competenze chiave per tutti i giovani a un livello tale che li prepari alla vita adulta e costituisca la base per ulteriori occasioni di apprendimento nell’ambito della vita lavorativa.
6.2 L’ordinamento vigente prevede la certificazione delle competenze al termine della scuola primaria, alla fine del primo ciclo, e a conclusione dell’obbligo di istruzione. Nella scuola secondaria di secondo grado, al diploma finale rilasciato in esito al superamento dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione è allegato il curriculum dello studente di cui al Decreto legislativo 13 aprile 2017, numero 62. (…) Ai predetti fini, saranno raccordati i molteplici modelli di certificazione oggi in uso, in relazione alle competenze chiave per l’apprendimento permanente.
8.3.1. c. le riflessioni in chiave valutativa, auto-valutativa e orientativa sul percorso svolto e, soprattutto, sulle sue prospettive (…) (Linee guida orientamento, 2022)
A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi
SITOGRAFIA
• PNRR, firmate linee guida per l’orientamento scolastico
• PNRR, il Ministro Valditara ha firmato le Linee guida per l’orientamento scolastico
• Decreto Ministeriale n. 328 del 22 dicembre 2022
• Cosa sono le Life Skills
• Le soft skill: cosa sono, quali sono e perché è importante insegnarle già ai più piccoli
• Le “life skills” competenze per la vita e per il benessere personale che si imparano anche a Scuola
• LIFE SKILLS EDUCATION IN SCHOOLS Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) (1993)
• MIUR, Indicazioni nazionali per il curriculo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, Annali della pubblica istruzione, 2012
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