Come dovrebbe essere il docente oggi?
Il particolare periodo storico in cui stiamo vivendo rende difficile parlare della carriera dei docenti, messi a dura prova in questi ultimi due anni a causa della pandemia e dei notevoli cambiamenti che essa ha imposto ai vari attori della scuola per continuare a svolgere un servizio adeguato a garantire la qualità dell’istruzione e dell’educazione per tutelare il diritto allo studio dei loro studenti.
La pubblicazione dei risultati delle ultime rilevazioni Invalsi (Cosa mette in luce la foto degli esiti delle prove INVALSI 2021) ci mostrano uno scenario piuttosto deludente, che ha fatto nascere molte domande sulla situazione reale della scuola in Italia. È soprattutto nella scuola secondaria di primo grado che si osservano i problemi più significativi e molti esperti ci ricordano che questi hanno profonde radici nelle difficoltà che la scuola vive da sempre e che in questo ordine di scuola diventano maggiormente visibili e riscontrabili.
In ogni caso, a livello nazionale, non dovunque è stata garantita la realizzazione di quell’offerta formativa così ben scritta sulla carta ed esposta on line, ma spesso lasciata alla discrezionalità professionale dei singoli docenti e non sempre governata da una leadership educativa efficiente … anche perché troppo impegnata nella gestione amministrativa e giuridica dell’istituzione scolastica in momenti non certo normali.
Forse oggi servono nuovi ruoli, sia di dirigenti sia di docenti.
Noi qui intendiamo approfondire solo il ruolo del docente, chiedendoci: Come dovrebbe essere il docente oggi? È possibile per lui/lei una carriera professionale… magari documentata da un preciso portfolio?
Secondo gli studenti… Deve essere buono, competente e preparato, autorevole ma non autoritario, giusto, che faccia riflettere sulle cose, simpatico, divertente, coinvolgente, gentile, paziente, che sappia aiutare, ascoltare… e che sia disposto a rispiegare quando qualche argomento non viene capito...
Secondo alcuni docenti… Ogni insegnante dovrebbe aver ben chiaro l’importanza del proprio ruolo e l’influenza che può avere sulla mente di un ragazzo in via di sviluppo, in cerca di approvazione e in una fase di strutturazione della propria identità. Non dovrebbe limitarsi a fornire solide basi culturali, ma cercare di risvegliare l'interesse nei ragazzi e suscitare in loro quella voglia di conoscere che li accompagnerà per tutta la vita. Dovrebbe possedere competenze disciplinari, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzative e relazionali, ma deve anche essere in grado di attuare una regolazione continua della propria progettazione in base alle risposte degli alunni e del mutamento del contesto, al fine di riconoscere, accogliere e valorizzare tutte le differenze individuali per trasformarle in opportunità di apprendimento.
Dovrebbe essere una guida in grado di aiutare gli studenti a servirsi di strumenti efficaci, a costruirsi strategie operative utili a connettere il sapere con l’esperienza quotidiana, riscoprendo anche l’importanza dell’impegno e della fatica… Dovrebbe diventare il costruttore di un ambiente di apprendimento in cui ognuno si mette in gioco, avendo ben chiari i propri limiti e le proprie potenzialità… e in cui si diventa competenti insieme. Dovrebbe avere una comprensione della dimensione sociale e culturale in cui si sviluppano i contesti educativi per poter scegliere quelli più adeguati a promuovere le attività di apprendimento.
Il docente oggi è sempre più un attore che costruisce conoscenza all'interno di una organizzazione e di una comunità di pratiche.
La Legge 107/2015, che ha rilanciato l'autonomia scolastica, prefigura una nuova dimensione di partecipazione, responsabilità del singolo docente all'interno di una comunità, nella ricerca di identità collettive che permettano di realizzare progetti contestualizzati. Questo processo di inserimento nella comunità professionale deve tener conto sia dello sviluppo professionale desiderato dal singolo docente sia dei bisogni della comunità scolastica. Una comunità che ha sempre più bisogno di docenti che sappiano anche organizzare, porsi in relazione con il territorio e con le famiglie e individuare nuove e adeguate forme di coinvolgimento e partecipazione. Siamo quindi di fronte a due grandi aree di competenza che caratterizzano l'agire dell'insegnante: da una parte l'insegnamento e dall’altro il rapporto competente con il contesto e l'organizzazione. Il docente, cioè, deve saper gestire, con flessibilità e cognizione, situazioni caratterizzanti la sua professione, interagendo continuamente con la classe, i colleghi e la comunità, percependo le informazioni di quel mondo, elaborandole e agendo su di esso.
Secondo lo psichiatra e scrittore italiano autore di “Lettera a un insegnante”, Vittorino Andreoli, una delle qualità del docente è la partecipazione alla scuola. Una presenza attiva, animata dalla voglia di dare, di fare sempre meglio senza mai chiudersi in una recita fredda, seguendo uno stanco copione che si ripete da anni. La si misura con il desiderio di andare a scuola, di entrare nell’aula o all’opposto con la paura persino di salire sulla cattedra. La partecipazione è condizionata dal modo di pensare, dallo sforzo di percepire e far percepire qualsiasi argomento in maniera accattivante, interessante e aggiornata, dunque in una versione sempre nuova poiché nulla nelle discipline insegnate rimane immutato e l’insegnante deve coglierne le novità. Ma c’è una partecipazione che riguarda l’affettività e che esprime la voglia di trasmettere quello che uno sa e che ha raggiunto in tanti anni di approfondimenti.
Ma quali potrebbero essere oggi “gli strumenti” più adeguati a supportare la professionalizzazione dei docenti?
Il portfolio professionale, ad esempio, potrebbe essere un valido strumento per documentare lo sviluppo delle competenze di ogni docente.
Nei nostri approfondimenti presenteremo una ricerca dell’INDIRE con alcuni suggerimenti a livello nazionale (SCARICABILE 1) e alcune raccomandazioni a livello mondiale (SCARICABILE 2).
A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi