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Docente - allievo/a: una relazione complessa e dalle mille sfaccettature

La relazione docente allievo/a: una relazione complessa e dalle mille sfaccettature.
Le recenti cronache ci raccontano di episodi aventi come attori adolescenti allo sbando, cinici e violenti, amanti degli eccessi e legati al branco. Sono notizie che preoccupano, anche perché spesso a fare le spese di queste aggressioni sono i più deboli o qualche malcapitato di turno.

Ma cosa sta succedendo ai nostri giovani? Cosa c’è alla base di tanta violenza? Mancanza di educazione, di valori, di rispetto? Figure di riferimento sbagliate? Cosa può fare la scuola? Cosa ci chiedono gli adolescenti?

Secondo lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, Quello che sta succedendo è il lento prodotto dell’arretramento e del disinteresse in questo nostro mondo nei confronti di tutto quello che c’è di educativo. Non ce ne frega niente, in realtà non ci interessa aiutare i quartieri (non solo quelli periferici), non ci interessa fare delle battaglie chiare e inequivoche. Si dice: “Lo Stato, lo Stato” ma lo Stato siamo noi, non può essere sempre tutto demandato allo Stato, al presidente di Regione, io non mi riconosco in tutto questo, io mi riconosco nella comunità, non nei suoi rappresentanti.
Cosa sta succedendo ai nostri giovani? Intervista a Paolo Crepet: “È cambiato il modo di educare, ecco cosa farei”
 

Secondo lo psicoterapeuta Matteo Lancini: Gli adolescenti degli anni zero, usciti da un’infanzia ovattata e ricca di privilegi, non utilizzano più il conflitto e la trasgressione per affermare se stessi. Sono, invece, ostaggio di ideali presto disillusi e aspettative smisurate e scontano la mancanza di figure autorevoli capaci di guidarli nel loro percorso evolutivo. Il cyberbullismo, il ritiro sociale, l’autolesionismo, la bulimia e l’anoressia sono solo alcuni dei modi in cui si manifesta una sofferenza nascosta e trascurata.

Dove i docenti riescono ad assumere una figura autorevole di riferimento e un sano modello positivo per gli adolescenti si creano ambienti accoglienti, in cui è possibile favorire la crescita personale e sociale di ragazzi e ragazze. Purtroppo, però, le ricerche continuano a dimostrare come ciò non sempre avvenga e come proprio la scuola sia oggi uno degli ambienti in cui si manifestano sempre più spesso emozioni negative, come frustrazione, disagio e stress.

Peccato, perchè potenzialmente la scuola potrebbe essere il contesto dove si possono riconoscere e prevenire questi problemi.

Come? Promuovendo anche lo sviluppo di abilità e competenze, attribuendo la giusta importanza alle competenze relazionali e interdisciplinari e incoraggiando metodologie collaborative e laboratoriali per offrire spazi di apprendimento adeguati ed inclusivi.

Fondamentale la relazione docente allievo/a: una relazione complessa e dalle mille sfaccettature!

Uno studente stressato, spesso, viene visto come uno studente svogliato o fannullone, ma in realtà potrebbe essere solo una persona in difficoltà a confrontarsi con un sistema di valutazione che spinge alla competizione e non alla formazione.

Infatti, dal sondaggio “Scuola e Benessere: oltre l'ipercompetizione e l'omologazione”, un evento nato dalla collaborazione tra Unisona Live e l'Unicef, patrocinato dal Comune di Milano e dal Ministero dell'Istruzione e del Merito, dedicato alle scuole secondarie di secondo grado e dell'ultimo anno delle secondarie di primo grado, emerge che il 75% di studenti e studentesse ha “sempre” o “spesso” episodi di stress causati dalla scuola, il 44% di loro si sente inadeguato e insicuro a causa dell'ipercompetizione a scuola che rende più difficile imparare. La metà dei ragazzi e delle ragazze vivrebbe la scuola con meno stress se ci fosse meno carico di studio a casa, e c'è chi chiede più attività extracurricolari e spazi di aggregazione. (Fonte Il Sole 24 ore)

Interessanti, però, sono anche i risultati di una recente indagine condotta da Scuola Imt, in collaborazione con Intesa Sanpaolo e la Fondazione Links, che ha rivelato dati preoccupanti sul benessere psicologico degli adolescenti.
I risultati dello studio mostrano una varietà di problemi tra i giovani, inclusa la dipendenza dai social media, il ritiro sociale e atteggiamenti trasgressivi. L’obiettivo principale della ricerca è quello di identificare e comprendere il disagio psicologico in età adolescenziale, analizzandone il legame con la dispersione scolastica… Ciò che però ci interessa sottolineare e rilevare è che nonostante tutte le difficoltà prima citate, uno studente su quattro fra gli intervistati non si sente a proprio agio nel contesto scolastico, e la maggior parte di loro (circa l’80%) afferma di avere un buon rapporto con i propri insegnanti. (Fonte Orizzonte Scuola)

Quest’ultimo aspetto rilevato ci spinge a provare ad analizzare alcuni elementi che caratterizzano la relazione tra insegnanti e studenti/studentesse, sapendo che il rapporto tra adolescenti e docenti è complesso e sfaccettato ed è influenzato da molti fattori individuali e di contesto.

Sono parecchi gli insegnanti che sono in grado di ascoltare attentamente le preoccupazioni di studenti e studentesse e di rispondere loro in modo empatico ed efficace, ma sono anche tanti quelli che faticano a comprendere l’identità delle nuove generazioni e mancano di strumenti per comprendere i meccanismi contorti dei giovani.
È proprio questa complessità a richiedere alleanze e sinergie per forzare un blocco che altrimenti non troverà buone soluzioni. Occorre dunque stringere attorno a questi ragazzi una rete tra colleghi, con le famiglie, una rete che attraversi la scuola e si dispieghi anche per mezzo delle risorse del territorio.

La scuola senza dubbio influisce profondamente sul percorso di crescita di un individuo perché mette in atto le basi per la formazione ed educazione, momenti fondamentali nella vita di una persona.
È a scuola, infatti, che i ragazzi e le ragazze sviluppano forme di socialità importanti che permettono loro di imparare a relazionarsi in modo positivo con gli altri e ad apprendere abilità e competenze che saranno necessarie per il loro percorso scolastico e di vita.
Ma è anche a scuola che molti adolescenti sperimentano condizioni psicologiche e fisiche che non permettono loro di concentrarsi ed elaborare i contenuti (e quindi di apprendere), a prescindere dal livello di motivazione a farlo… e vivono dei veri e propri blocchi per lo studio, specialmente nella scuola secondaria di primo e di secondo grado. Spesso lo studente si presenta all’interrogazione esponendo, appunto, diversi malesseri: sensazione di svogliatezza, difficoltà di applicazione, incapacità di memorizzare, irritabilità, ansia, ritiro sociale, vomito, mal di pancia… un vero e proprio blocco!

Da cosa può dipendere questo blocco?

Partiamo dal tenere ben chiaro in considerazione che l’adolescente, in quanto tale, è caratterizzato da un vero e proprio cambiamento, passaggio e trasformazione ormonale/fisico, psicologico e sociale. Sta costruendo infatti, la propria identità al di fuori della famiglia. Quindi, si denota una fase di vulnerabilità, ma che allo stesso tempo di scoperta e di crescita. L’adolescente proprio per la costruzione di un proprio sé, a volte si può sentire disorientato, le conflittualità sono tipiche e normali fasi di “crisi” adolescenziali.
(Blocco psicologico nello studio negli adolescenti)

Gli adolescenti cosa chiedono?

Ci sono studenti e studentesse che riempiono le strade chiedendo sicurezza nelle scuole e nei luoghi dove fanno gli stage e pretendendo di aver voce in capitolo nelle scelte che li riguardano, ma ci sono anche adolescenti che si riuniscono per fare risse o bravate.

Secondo lo psicoterapeuta Matteo Lancini, Narcisisti schivi e rinchiusi in sé stessi, spiriti fragili e spavaldi, apatici e indisciplinati, ragazzi iperconnessi eppure soli. Sono molti i paradossi che sembrano contraddistinguere questa nuova generazione di adolescenti, di fronte ai quali gli adulti si trovano spesso impreparati. Capita così che genitori e insegnanti nascondano le proprie carenze di educatori dietro inutili gesti autoritari o inveiscano contro il potere ormai fuori controllo di tecnologie mobili ed ecosistemi digitali, di cui, nella maggior parte dei casi, sono loro stessi assidui frequentatori.

Dobbiamo poi fare i conti con i danni della rivoluzione digitale, che, secondo gli esperti, ha isolato psicologicamente ed emotivamente parecchi ragazzi/ragazze dal contesto, tenendoli con gli occhi incollati al loro smartphone per un numero impressionante di ore. L’81% degli adolescenti è su Instagram, l’iscrizione comincia dagli 11 anni e oltre la metà dei giovani usa lo smartphone per più di 3 ore al giorno. Gli effetti sono purtroppo negativi: dipendenza, depressione, disturbi dell’alimentazione e del sonno e cyberbullismo. Per questo è stata presentata una proposta di legge a Montecitorio che vuole vietare l’uso dei social sotto i 13 anni e consentirne l’utilizzo fino ai 15 anni, solo con il consenso dei genitori.

Lo psicologo dell’età evolutiva Massimo Ammanniti, nel suo testo “Adolescenti senza tempo” (Raffaello Cortina editore, 2018), spiega anche che I gruppi degli adolescenti e dei giovani non seguono più le rotaie costruite dalle precedenti generazioni, hanno, piuttosto, un baricentro proprio, che si colloca all’interno della ‘cultura giovanile autonoma’, come è stata definita dallo storico inglese Eric Hobsbawm, oggi ulteriormente amplificata dal social network. È una vera mutazione antropologica, che riguarda soprattutto le generazioni dei nativi digitali.

A scuola i giovani chiedono soprattutto comprensione, rispetto e fiducia
(Il rispetto come prevenzione della violenza)

Gli studenti e le studentesse desiderano sentirsi capiti e rispettati prima come persone e poi come allievi e allieve.
I docenti che dimostrano fiducia nelle capacità dei propri alunni e che li incoraggiano a esprimere la propria opinione e a dialogare aiutano i ragazzi e le ragazze nel loro percorso di crescita.

Gli insegnanti non devono essere solo fornitori di conoscenze, ma anche modelli di comportamento e di valori. Essi influenzano gli adolescenti non solo attraverso ciò che insegnano, ma anche attraverso il loro comportamento e la loro condotta quotidiana.
Inoltre molte ricerche hanno dimostrato che si ottengono migliori apprendimenti quando vi sono aspettative alte, c’è fiducia nelle potenzialità di apprendimento e si valorizzano le caratteristiche di ognuno, quando si adottano impostazioni curricolari e strategie didattiche personalizzate, con responsabilizzazione ed autonomia degli studenti…quando c’è dialogo e la cooperazione è praticata sia tra docenti sia tra allievi. (Approfondimento nello SCARICABILE 1).

SITOGRAFIA
• Per il 75% degli studenti è stress da competizione a scuola
Uno studente su quattro non si sente a proprio agio a scuola, ma l’80% ha un buon rapporto con gli insegnanti
• F. Poletti, MIT Educazione interculturale ed educazione alla cittadinanza. ASP Locarno
Uno studio sul gradimento del feedback in due corsi universitari online
Innovare la didattica a Scuola, ecco le condizioni: il ruolo del docente• Tre studenti su quattro, in Italia, soffrono di stress dovuto alla scuola: colpa (anche) dell’ “ipercompetizione”
Save the Children, Gestione dei conflitti a scuola: 6 spunti per iniziare
 Istituto Superiore di Sanità, EpiCentro, L’epidemiologia per la sanità pubblica
 Coltivare connessioni: Strategie per un’efficace Educazione alle Relazioni
 Cosa serve ai nostri ragazzi. I nuovi adolescenti spiegati ai genitori, agli insegnanti, agli adulti
Che cosa sta succedendo ai nostri giovani? Le cronache recenti ci raccontano di ragazzi allo sbando, violenti e tracotanti


 A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi

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