Che cos’è l’Educazione Razionale Emotiva (ERE)?
Oggi non possiamo più pensare ad una scuola orientata esclusivamente al potenziamento delle abilità intellettive, a discapito di quelle emotive. È nella scuola che il bambino/ragazzo cresce e si sviluppa pienamente. Pertanto, la scuola non si deve limitare a dare un’istruzione, ma deve consentire anche di sviluppare competenze sociali e di costruire insieme agli altri un percorso di vita. È proprio attraverso le relazioni con i coetanei che bambini e adolescenti hanno l’opportunità di acquisire molte abilità, quali la capacità di leggere gli stati emotivi, le intenzioni e le motivazioni degli altri, le modalità di interazione, la gestione del proprio comportamento, il rispetto e le regole della convivenza sociale...
Pertanto, occorre superare una visione statica dell’educazione, che fa prevalere solo gli aspetti cognitivi a scapito di quelli emozionali, e abbracciare un’idea di educazione globale, fondata sulla convinzione che la pratica educativa debba considerare nel suo insieme intelletto ed emozioni.
È proprio per questo che negli ultimi anni il contesto scolastico viene sempre più visto come un valido punto d’accesso per proporre interventi precoci e progetti di prevenzione per i ragazzi.
Già da anni, soprattutto in Paesi come gli Stati Uniti o l’Australia, nelle scuole vengono utilizzati, con esiti positivi, programmi diversi per intervenire con bambini e adolescenti a vari livelli: dalla promozione della salute, alla prevenzione primaria, fino, addirittura, alla presenza più recente dei servizi di salute mentale all’interno delle scuole. Quest’ultima non senza difficoltà, soprattutto per la non sempre facile collaborazione tra personale scolastico e personale sanitario ... e per qualche perplessità da parte delle famiglie.
In questi ultimi decenni anche in Italia si è assistito ad un incremento sempre maggiore dell’interesse per la dimensione affettiva del bambino in età scolare.
Uno dei primi approcci preventivi, che è stato poi ampiamente applicato all’interno del contesto scolastico, è quello dell’ Educazione Razionale Emotiva (ERE).
L’accostamento dei due termini “razionale”ed “emotiva” vuole indicare il superamento del dualismo mente-emozioni e l’adesione a un modello olistico che vede la dimensione emotiva e la dimensione cognitiva strettamente interdipendenti.
L' Educazione Razionale Emotiva è una procedura psicoeducativa, attuata attraverso un percorso didattico che conduce il bambino/ragazzo ad acquisire consapevolezza delle proprie emozioni e dei meccanismi mentali sottostanti e ad apprendere procedure per fronteggiare in modo costruttivo le difficoltà che può incontrare nell’ambiente scolastico e familiare.
L’ Educazione Razionale Emotiva, tesa a favorire il benessere emotivo del bambino e dell’adolescente, può essere intesa sia come prevenzione primaria che secondaria, in quanto interviene prima che si manifestino forme di disagio oppure sulle iniziali manifestazioni di malessere. È un percorso didattico che si concretizza in un lavoro di alfabetizzazione emozionale, cioè vuole insegnare l’ “ABC” delle emozioni a bambini e ragazzi e in particolare il collegamento tra pensieri e emozioni, per favorire reazioni emotive equilibrate e funzionali. Scopo dell’educazione razionale emotiva è aiutare il bambino a sviluppare un modo di pensare costruttivo per gestire meglio forti emozioni nocive, quali rabbia, disperazione, ansia.
In generale, gli obiettivi dell’ERE sono:
- incrementare la frequenza e l’intensità di stati emotivi piacevoli;
- favorire l’accettazione di se stessi e degli altri;
- facilitare il superamento di stati d’animo spiacevoli;
- aumentare la tolleranza alla frustrazione;
- favorire l’acquisizione di abilità di autoregolazione del comportamento;
- incentivare la cooperazione in alternativa alla competizione.
In particolare, in base ai diversi ordini di scuola, gli obiettivi sono:
- Scuola primaria – Obiettivi di base: il riconoscimento corretto delle emozioni, l’espansione del vocabolario emotivo, la distinzione tra emozioni utili e dannose, la differenza tra pensieri e stati emotivi, l’individuazione del proprio “dialogo interno” in situazioni emotivamente connotate, il legame tra pensieri ed emozioni e l’apprendimento di un repertorio di pensieri utili.
- Scuola secondaria - Oltre agli obiettivi di base, si mira a sviluppare una maggiore competenza metacognitiva: riconoscere le principali categorie di pensieri dannosi (pretese assolute, valutazioni catastrofiche, bassa tolleranza alla frustrazione, valutazioni globali di sé o degli altri), le caratteristiche che rendono un pensiero dannoso e imparare a trasformare tali pensieri.
A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi