Le notizie dell’ultimo periodo dimostrano con chiarezza che lavorare nella scuola, sia come insegnante sia come dirigente, sta diventando sempre più difficile e pesante.
Sono numerosi gli articoli, infatti, che riportano dati e numeri che dimostrano come il sovraccarico di lavoro generatosi negli ultimi anni sia oggettivo e difficilmente sostenibile nel lungo periodo. Per non parlare degli studenti: ben l’82% degli adolescenti riconosce di essere affetto da livelli di stress medio/alti durante l’anno scolastico. Inoltre, la crisi dell’alleanza educativa è sempre più evidente. Tutto ciò richiede una profonda riflessione sulle condizioni generali che l’hanno generata, per evitare che esse si ripresentino in futuro, in modo da garantire anche a scuola il benessere personale e professionale dei vari attori, benessere che deve essere al primo posto per poter rendere il miglior servizio possibile alla comunità e all’educazione delle giovani generazioni.
Inoltre, non si può ignorare che le dinamiche relazionali tra gli individui risentano del malessere che caratterizza l’attuale momento storico: la precarietà lavorativa, valoriale, culturale e sociale che connota l’attuale momento storico, dà origine ad un diffuso malessere e ad una condizione di tristezza, di dubbio, di negatività e frustrazione.
Lo stato emotivo condiziona tutta la nostra vita: è il motore di ogni giornata, al lavoro come a scuola, e influenza non poco il rendimento di lavoro e/o di studio di ogni individuo. Gli esperti ci spiegano che molti dei conflitti e delle tensioni che si registrano tra i diversi soggetti trovano origine in atteggiamenti di natura emotiva che fanno percepire l’altro come minaccia o come nemico. Diventa indispensabile pertanto approfondire le questioni legate all’affettività: cioè studiare le modalità attraverso cui la sfera emozionale degli individui entra in gioco nelle dinamiche relazionali, al fine di superare i diversi ostacoli.
Ecco perché nella società odierna si fa sempre più pressante la necessità di un intervento pedagogico che promuova l’educazione socio-emotiva, in modo da creare quelle competenze socio-emotive (Socio Emotional Skills - SES) indispensabili non solo a scuola, ma anche nel mondo del lavoro e nella società in genere.
Che cosa sono le Socio Emotional Skills (SES) ?
Il Casel (Collaborative for academic, social emotional learning), attualmente l’organizzazione più importante sul versante delle abilità socio emotive, ha definito cinque categorie, per adulti e bambini, volte ad aumentare il successo personale e l’efficacia nella vita:
- Consapevolezza di sé: la capacità di riconoscere con precisione le proprie emozioni e i propri pensieri e la loro influenza sul comportamento.
- Autogestione: la capacità di regolare le proprie emozioni, i pensieri e i comportamenti in modo efficace per le diverse situazioni.
- Consapevolezza sociale: la capacità di entrare in empatia, per comprendere le norme sociali ed etiche di comportamento, e di riconoscere la famiglia, la scuola e la comunità come risorse e supporti.
- Capacità relazionali: la capacità di stabilire e mantenere relazioni sane e gratificanti con diversi individui e gruppi.
- Responsabilità del processo decisionale: la capacità di fare scelte costruttive e rispettose sul comportamento personale e interazioni sociali basate sulle considerazioni degli standard etici, sulla valutazione realistica delle conseguenze delle proprie azioni al fine di una promozione del benessere di sé e degli altri.
Quando le scuole dovrebbero promuovere l’educazione socio-emotiva?
Il più presto possibile e in modo continuativo dall’infanzia in poi. Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria segna la comparsa delle emozioni sociali che implicano una consapevolezza degli stati emotivi degli altri (gelosia, invidia, orgoglio, etc.) e non solo più dei propri.
Perché le scuole dovrebbero promuovere l’educazione socio-emotiva?
Perché lo sviluppo delle competenze socio-emotive ha effetti positivi non solo sulla gestione delle emozioni e delle relazioni, ma anche sulle prestazioni cognitive, sulla motivazione ad apprendere, sulla salute mentale e fisica, mantenendo i vantaggi anche nella vita adulta.
Le competenze socio-emotive possono e devono essere insegnate ed educate. La scuola è il contesto preferenziale per insegnare e osservare queste competenze nel loro formarsi e realizzarsi.
Le relazioni stanno alla base dell’apprendimento: è stato, infatti, dimostrato che gli allievi che hanno buone relazioni con gli altri sono studenti maggiormente “competenti”. Nello stesso tempo coloro che sentono che i loro docenti si interessano a loro sono più motivati. Le competenze socio-emotive sono addirittura una prevenzione per i comportamenti a rischio: migliorando la qualità delle relazioni in classe, migliorano anche i risultati scolastici.
Secondo una ricerca dell’ OCSE (2014), le SES sono importanti perché producono effetti:
- a medio termine sui rendimenti scolastici
- a medio termine nel contrasto a devianza e comportamenti a rischio
- a lungo termine nel mercato del lavoro
- cumulativi, in termini di benessere complessivo.
Le SES producono effetti sia sui singoli individui sia sui gruppi e sull’intera classe. Esse possono essere una risorsa trasversale alle singole discipline.
Come queste competenze possono essere esercitate e apprese durante tutto il percorso scolastico?
Gli studenti possono avvicinarsi, analizzare e comprendere meglio il proprio stato emotivo, equilibrando i propri atteggiamenti a seconda delle situazioni, attraverso semplici esercizi quotidiani da fare in classe.
Ad esempio, nella scuola d’infanzia si può iniziare la giornata con una musica ritmata, per allenare non solo l’orecchio e il senso del ritmo, ma anche l’ascolto e la capacità di relazionarsi agli altri.
Nei primi anni della scuola primaria, invece, si può lavorare con le diverse emozioni inventando sempre nuove espressioni e imitandosi l’un l’altro, in modo da favorire non solo la capacità di identificare ed esprimere le emozioni, ma anche l’autoconsapevolezza.
Crescendo, poi, ci si può esercitare a complimentarsi con i compagni, riflettendo ed esprimendo quello che si apprezza di loro. Così si potranno acquisire rispetto per l’altro e maggiore consapevolezza sociale.
Nella scuola secondaria di primo grado si possono condividere in classe al mattino i propri stati d’animo e i propri desideri usando, ad esempio, la tecnica del circle time, in modo da stimolare abilità relazionali, empatia e apprezzamento del “diverso”. Mentre nella scuola secondaria di secondo grado diventa importante far riflettere attivamente sui propri scopi e obiettivi, mettendoli anche per iscritto, se necessario, per ragionare su come attuarli...
A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi