Metodologie didattiche
Con il termine “metodologie didattiche” si intendono sia lo studio di metodi della ricerca pedagogica sia lo studio delle modalità dei processi di insegnamento/apprendimento. In sintesi si tratta di azioni strategiche di insegnamento, rese flessibili dal docente in base alle concrete situazioni formative e alle particolari caratteristiche degli alunni.
Strategie didattiche
Con il termine “strategie didattiche” (strategie di insegnamento e di apprendimento) intendiamo un insieme di operazioni e di risorse pedagogiche che sono utilizzate, in modo pianificato e all'interno di un contesto pedagogico, per favorire il conseguimento degli obiettivi di apprendimento in base alle differenti caratteristiche degli alunni.
Oggi esistono tecniche e strategie didattiche per programmare in modo significativo l’apprendimento: il ruolo principale dell’insegnante non dovrebbe più essere quello di colui che spiega, ma quello di sapere creare ricchi ambienti di apprendimento.
Le neuroscienze ci spiegano che, passato il tempo in cui si era sicuri che il ragazzo ascoltava, studiava, capiva ciò che gli si spiegava, si è scoperto che oggi più che mai s’impara facendo.
Non solo: s’impara perché si fa qualcosa su ciò che si deve imparare e solo facendo si produce apprendimento.
Per questo si richiede che ogni insegnante, di qualsiasi disciplina, sappia attivare metodologie e strategie diverse per:
- garantire un’offerta formativa personalizzabile (chi non impara con un metodo può imparare con un altro)
- sviluppare processi di apprendimento diversi e più autonomi ( per scoperta, per azione, per problemi, ecc.
- promuovere e/o consolidare l’interesse e la motivazione degli studenti (alla lunga lo stesso metodo può annoiare)
- preparare gli studenti a questo nostro mondo sempre più complesso.
Perché è importante utilizzare metodologie e strategie inclusive
Ogni studente, con i suoi bisogni e le sue necessità, i suoi limiti e le sue potenzialità, con i suoi stili, tempi e ritmi di apprendimento, il suo vissuto, le sue esperienze pregresse e il suo contesto di appartenenza ha bisogno di una didattica “eclettica”, che adatti la metodologia all’alunno e non viceversa.
E poiché la didattica è considerata la scienza dell’insegnamento, occorre che tutti gli insegnanti siano formati per poter elaborare strategie didattiche differenziate e inclusive per far raggiungere il successo formativo a tutti i loro studenti.
Ciò di cui abbiamo bisogno sono delle buone prassi didattiche che possano adattarsi alle capacità di ciascuno.
Quindi, occorre conoscere molti strumenti didattici, molti metodi, molti modi di lavorare e di organizzare la classe, ma anche i processi attraverso cui possiamo di volta in volta trasformarli e modificarli per “renderli adatti alle capacità di ciascuno”.
Le stesse Indicazioni Nazionali per il primo ciclo di istruzione, affermano che “… … la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno” e a “(...) saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza; inoltre nel Paese, affinché le situazioni di svantaggio sociale, economiche, culturali non impediscano il raggiungimento degli essenziali obiettivi di qualità che è doveroso garantire.”
Molti insegnanti, però, manifestano forti preoccupazioni nel condurre una classe in modo da rispondere ai bisogni di tutti e di ciascuno.
Ed è proprio per questo che i docenti devono rivisitare la propria didattica alla luce dei nuovi contesti sociali e scolastici e assumere un approccio didattico non uniforme, ma valido per tutta la classe.
Anche per gli studenti con bisogni educativi speciali (BES) la via indicata dalle norme è quella delle competenze diffuse, della collegialità, della presa in carico comune, che supera, ad esempio, il modello della delega all'insegnante di sostegno. Quest'ultimo, infatti, deve essere inteso come sostegno alla classe, non solo all'allievo che gli è affidato, come indicato già dalla legge 104/92.
Allo stesso modo, ogni docente curricolare è insegnante di tutti, e, quindi, anche degli allievi disabili.
Un altro esempio può essere fatto con gli studenti con disturbi specifici di apprendimento (DSA). Le scelte didattiche e i cambiamenti metodologici e di gestione che si devono fare per aiutare un alunno con DSA si rivelano ben presto utili a tutti gli allievi, perché rendono più efficace la pratica didattica, più consapevole il metodo di studio, più duraturi e profondi gli apprendimenti.
(dal Documento congiunto della convenzione AID – GISCEL)
La scuola, quindi, può guardare con sospetto le differenze oppure arricchirsi proprio dalle tante differenze presenti.
Dubbio di molti docenti: Ma come faccio? Ho 26 alunni in classe, ognuno con i suoi problemi! Non ho la bacchetta magica!
Gli insegnanti non devono variare tante didattiche quanti sono gli allievi con BES , ma devono sperimentare un nuovo modello didattico inclusivo, adeguato alla complessità della classe che contempli differenti modalità e strumenti per tutti.» ci chiarisce la Direttiva Profumo sui BES del 27 dicembre 2012.
Utilizzare differenti metodologie e strategie richiederà certamente più fatica e lavoro, ma ci consentirà di ottenere maggiori successi a lungo termine per tutti!
Tutti gli insegnanti devono, pertanto, essere in grado di interpretare i diversi bisogni dei loro allievi e di valorizzarne le caratteristiche peculiari: cioè devono → PERSONALIZZARE
La personalizzazione non equivale al lavoro svolto nel rapporto "1 a 1". Si basa, invece, sulla capacità di personalizzare l’apprendimento nel contesto della classe.
Secondo M. Gentile, tre modelli possono tradurre concretamente questa ipotesi:
- la Differenziazione didattica - (Come differenzio mantenendo obiettivi comuni)
- l’Apprendimento Cooperativo - (Come organizzo la classe)
- le Intelligenze Multiple - (Come valorizzo il profilo intellettivo personale)
A cura di Viviana Rossi