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Il rispetto come prevenzione della violenza

 Qual è il valore del rispetto oggi?

Non passa giorno in cui non assistiamo a notizie di mancanza di rispetto, soprusi, vandalismo, violenza vera e propria, con protagonisti giovani in età scolare: notizie che coinvolgono direttamente o indirettamente le scuole e che sollecitano una riflessione e azioni di contrasto condivise. Recentemente di episodi di violenza tra adolescenti se ne sono contati diversi, eclatanti. E ci si chiede se non sia ormai il caso di parlare di emergenza educativa.
Infatti, i ragazzi non possiedono più le regole, non sanno cosa sono e non sanno come rapportarsi con gli altri. Quando sono fuori dalla scuola non sanno come ci si deve rapportarsi con gli adulti: non ascoltano i consigli e i suggerimenti, sono continuamente distratti, hanno gli occhi incollati allo smartphone, rispondono infastiditi alle richieste degli adulti, si mostrano indolenti, annoiati e scocciati, non sanno cos’è il saluto, sbadigliano a bocca aperta senza portarsi la mano alla bocca. (…)
E la colpa di chi è? Indovinate un poco. È della scuola e degli insegnanti, quando invece la colpa primaria è della famiglia, ossia di quei genitori che hanno delegato il compito educativo alle altre agenzie perché non sanno come si educano i propri figli.
Ed ecco che fuori dai contesti scolastici in parrocchie, in oratori, in palestre i figli si comportano in maniera indisciplinata perché non possiedono le competenze sociali.
È, dunque, proprio dalle competenze sociali che bisogna ripartire, è lì che bisogna lavorare molto perché, purtroppo, la famiglia su questo versante si mostra debole, priva di mezzi e indifesa.

(Le regole e il rispetto si imparano in famiglia, prima che a scuola)

Ma qual è il valore del rispetto oggi?

Sia che lo si intenda come un sentimento e atteggiamento di riguardo, di stima nei riguardi di persone sia come osservanza, esecuzione fedele e attenta di un ordine, di una regola, di una norma o di una prescrizione (VEDI SCARICABILE 1), il rispetto è fondamentale per le relazioni in una società civile.

Quando parliamo di rispetto nelle relazioni umane, intendiamo un atteggiamento attraverso il quale passa il messaggio che ogni persona ha lo stesso valore, pur avendo le proprie inevitabili diversità e quindi ha diritto ad un proprio spazio in cui esprimersi e ad un dialogo equilibrato. Sorridere, chiedere per favore e ringraziare potrebbero sembrare dei gesti scontati, ma si tratta di una base di partenza efficace per guadagnarsi il rispetto altrui.

A cominciare dalla famiglia…
La buona educazione e il rispetto delle regole si apprendono seguendo gli esempi dei genitori. Se gli esempi sono buoni i figli cresceranno educati, rispettosi, disponibili all’ascolto…; al contrario se gli esempi sono negativi e fuorvianti i figli contribuiranno a creare una società che non sa rispettare né le regole né le persone e le cose altrui. Certo non bisogna generalizzare, ma, se non si insegna il rispetto delle regole in casa, il ragazzo a scuola difficilmente rispetterà l’ambiente scolastico e tutti gli attori coinvolti!

Per continuare con la scuola!

A scuola ci viene insegnato il concetto di rispetto, inteso come “rispetto reciproco” verso i nostri compagni di classe, verso le insegnanti e verso coloro che gravitano attorno al mondo scolastico. Se a scuola ci viene richiesto di rispettare certe regole, le dovremo rispettare, poiché queste stanno alla base del vivere comune. (VEDI SCARICABILE 1)

Il rispetto delle regole, infatti, è alla base dello stare bene in gruppo e la maggior parte dei problemi che si incontrano nella gestione della classe dipendono proprio dal loro mancato rispetto. Il rispetto delle regole permette di sperimentare dei buoni princìpi.

Lo stare in classe comporta l'essere civili, essere educati verso tutti, stringere delle relazioni umane e sociali e, perché no, anche rapporti di amicizia e fraternità.
Invece, a scuola assistiamo sempre più spesso a comportamenti molto poco adeguati, a vandalismi ai danni del materiale scolastico e ad azioni disdicevoli nei confronti di compagni svantaggiati e professori poco autorevoli.
Questi episodi sono tutti riconducibili a comportamenti tipici dei gruppi e mettono in evidenza il fatto che è in corso una vera e propria perdita del senso del limite e del rispetto della persona umana.
Infatti, molto spesso i ragazzi si riuniscono in gruppi per protestare in modo violento contro le autorità o semplicemente per fare qualcosa di diverso e rompere la monotonia della vita di tutti i giorni. È da notare, inoltre, che quasi sempre tali fatti avvengono in spazi aperti, come se i protagonisti di gesti inconsulti volessero dare una pubblica dimostrazione di potere e di predominio sull’altro.

Non raramente questi atti nascondono un profondo disagio: in molte situazioni per problemi familiari, ma molto più spesso per abuso di alcool o di droghe, come testimonia il Rapporto di ricerca ESPAD®Italia 2021 sui comportamenti a rischio tra la popolazione studentesca.

Infatti, lo studio ESPAD®Italia 2021, condotto annualmente attraverso un questionario anonimo e auto-somministrato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR (IFC-CNR) a partire dal 1999, permette il monitoraggio dei comportamenti a rischio e delle abitudini degli studenti italiani di età compresa fra i 15 e i 19 anni.

Le tematiche affrontate sono molteplici: l’utilizzo di sostanze psicoattive legali e illegali, l’utilizzo esagerato di Internet, il cyberbullismo, il gioco d’azzardo o ai videogame e altri fenomeni, come il ritiro scolastico e l’isolamento sociale.

Vediamo alcuni risultati:
Considerando le sostanze legali, la più rappresentata è l’alcol, consumato almeno una volta nella vita da oltre i tre quarti degli studenti… Risulta inoltre comune il consumo di bevande energetiche: quasi il 48% le ha utilizzate almeno una volta nell’ultimo anno e il 30% nel mese. Spesso, gli energy drink vengono consumati anche in combinazione con gli alcolici, abitudine che ha riguardato quasi il 13% degli studenti nel 2021 e soprattutto gli studenti di genere maschile (vedi cap. “Consumo di Energy drink”)… Gli psicofarmaci normalmente prescritti su indicazione di uno specialista talvolta, vengono assunti senza prescrizione medica (spm) per le motivazioni più svariate… Il 18% degli studenti ha utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso del 2021; il 2,8% ne ha fatto un uso frequente… La sostanza illegale più diffusa è la cannabis, seguita dalle così dette New Psychoactive Substances, sostanze sintetiche che mimano gli effetti di altre sostanze più note…
(ESPAD – I comportamenti a rischio tra gli studenti. Italia)

Nella rilevazione del 2021, il questionario ESPAD ha evidenziato anche che Il 97% degli studenti possiede un device e lo usa per connettersi. L’attività maggiormente svolta online è la frequentazione di chat e Social Network, seguito dalla lettura di quotidiani e dalle ricerche. Sono soprattutto le ragazze a restare connesse alla rete e a svolgere la maggior parte delle attività online. Tra i ragazzi risultano più comuni i giochi di ruolo o di abilità e la visualizzazione di siti per adulti. Per gli adolescenti Internet è un mezzo ormai entrato a far parte della vita di tutti i giorni e che consente di svolgere molte attività quotidiane con un dispendio minore di tempo ed energia. Tuttavia, quando viene utilizzato in maniera eccessiva o quando l’uso della rete interferisce negativamente con l’attività scolastica o con le relazioni interpersonali può diventare un comportamento prodromico di una dipendenza. A questo proposito, il 14% degli studenti presenta un profilo di utilizzo definibile a rischio 1, in particolare le ragazze (vedi cap. “Utilizzo di Internet”). In quanto mezzo, Internet può diventare veicolo anche di altri possibili pericoli, tra cui il Cyberbullismo che, nel 2021, ha coinvolto il 46% degli studenti come vittima e il 29% come autore… Tra i comportamenti a rischio analizzati dallo studio ESPAD®Italia ci sono infine condotte violente come partecipare a risse tra gruppi, fare gravemente male a qualcuno, colpire un insegnante e/o danneggiare beni pubblici e privati. Nel 2021, escludendo le risse, le prevalenze di tutti questi comportamenti risultano aumentate rispetto al 2019.
così dette New Psychoactive Substances, sostanze sintetiche che mimano gli effetti di altre sostanze più note…
(ESPAD – I comportamenti a rischio tra gli studenti. Italia)

Lo studio ESPAD®Italia 2021 spiega chiaramente che Per quanto riguarda gli studenti utilizzatori di sostanze psicoattive autori di atti di cyberbullismo, la maggior parte (57,4%) afferma di aver inviato insulti nelle chat di gruppo, il 46,3% ha escluso qualcuno da forum o chat di gruppo e il 43% ha inviato messaggi di testo o e-mail offensive. Circa un terzo afferma di aver minacciato, deriso o infastidito qualcuno (33,2%), il 28,9% di aver inviato foto o video in chat di gruppo a insaputa del/della protagonista e circa un quarto di aver inviato insulti o minacce sui social network (25,2%).
Poco più di un quinto degli studenti appartenenti a questo gruppo ha fatto girare, a insaputa del protagonista, foto o video sul web (21%) e un quinto ha inviato foto o video offensivi.

(ESPAD – I comportamenti a rischio tra gli studenti. Italia)
(VEDI SCARICABILE 3)

Cosa si può fare per seminare sentimenti di rispetto l’uno dell’altro? Quali azioni di contrasto si potrebbero mettere in essere nei contesti dove è più frequente vedere i giovani compiere atti delinquenziali e di violenza?

Certamente tutti gli adulti sono chiamati ad agire: in primo luogo i genitori, il mondo della scuola, gli operatori del sociale.

Gli adulti devono esserci: diventare un riferimento sano per i ragazzi ed occuparsi in prima persona del problema. Secondo gli esperti, molto spesso episodi al limite accadono tra i giovani proprio quando mancano dei sani riferimenti per loro proprio tra gli adulti che li circondano.

Per quanto riguarda la scuola, ad esempio, uno studio di Allman-Snyder, May, Garcia (1975) ha classificato le classi in “aperte” o “tradizionali” principalmente sulla base dei comportamenti dell'insegnante, che può essere una figura autoritaria che presenta le lezioni, impone regole e limita la partecipazione degli allievi, oppure può essere “aperto”, empatico, un riferimento, un facilitatore che incoraggia l’interazione fra pari e questo porta anche gli studenti a scegliere metodi più democratici per risolvere i conflitti.

Importante è quindi la discussione aperta, caratterizzata dalla libera espressione e dallo scambio di diversi punti di vista.

A tal riguardo, Hawley (1976) notò, nei suoi studi sulle opinioni di studenti, che c’è una stretta correlazione positiva tra il rispetto dell’insegnante per le idee dello studente e il rispetto dello studente per il punto di vista dei compagni e la tolleranza per le idee degli altri. Un clima di classe orientato al confronto di idee, alla cooperazione e alla negoziazione dei significati (abilità relazionali) potenzia l’autonomia degli studenti nell’esporre i propri punti di vista e la flessibilità per poter ascoltare attivamente gli altri e imparare a mediare tra le diverse posizioni.

Necessaria anche la figura dello psicologo nelle scuole che, oltre a fornire servizi di ascolto, potrebbe attivare iniziative che coinvolgano il ragazzo facendolo sentire accolto. Iniziative che insegnino anche che rispettare significa tenere conto dell'altro nelle sue differenze individuali, senza cercare di manipolarle e senza pretendere che l'altro si comporti diversamente da come è. Sono proprio gli psicologi che ci consigliano di interpretare la violenza dei minori soprattutto come un sintomo di un disagio giovanile più vasto, iscritto nelle contraddizioni e nei disvalori della nostra società e approfondito dalle conseguenze della pandemia nelle sue sfaccettature generatrici di angosce.

Nel 2018 il MIUR ha lanciato il Piano nazionale per l’educazione al rispetto, piano finalizzato a promuovere nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un insieme di azioni educative e formative volte ad assicurare l’acquisizione e lo sviluppo di competenze trasversali, sociali e civiche, che rientrano nel più ampio concetto di educazione alla cittadinanza attiva e globale.
Il Piano nazionale per l’educazione al rispetto rappresenta l’avvio di un percorso di sensibilizzazione attiva e trasversale in continua crescita e sviluppo con la collaborazione di tutto il mondo della scuola. Diverse le azioni promosse nelle scuole per l’attuazione delle indicazioni fornite dal Piano nazionale per l’educazione al rispetto, in particolare il rispetto per le differenze.

Il 1° agosto 2019 il Senato ha approvato il Disegno di legge n. 1264, intitolato Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'Educazione civica. I 14 articoli del testo prevedono l’introduzione dell’insegnamento trasversale dell’Educazione civica nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e l’avvio di iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile nella scuola dell’infanzia.
La scuola, come agenzia formativa, oggi più che mai, è chiamata a dare una risposta alle problematiche della complessità della vita sociale, a fianco di altre agenzie formative e in termini di educazione globale, promuovendo competenze sociali e civiche.
Le competenze sociali e civiche ci servono per agire come cittadini responsabili e per partecipare pienamente alla vita comunitaria e favorire così la coesione sociale… in un momento di crescente eterogeneità sociale e culturale.
L’Educazione civica non ha uno spazio e un tempo definiti, ma è connessa ai contenuti di tutte le discipline, con la conseguenza che ogni docente concorre alla crescita relazionale e affettiva delle alunne e degli alunni, attraverso il loro coinvolgimento attivo, e valorizzando il loro protagonismo in tutte le tappe del processo educativo.
(Educazione civica: sì, forse, no!)

Il rispetto dei diritti umani, base della democrazia, è il presupposto imprescindibile per un atteggiamento responsabile e costruttivo.
L’idea del legislatore è proprio quella di prevenire le situazioni a rischio e di promuovere la salute, chiedendo anche alla scuola di farsi carico della salute propria e altrui attraverso la promozione di attività ed iniziative miranti a trasformare la scuola in un luogo in cui si sta bene e volentieri.
In altre parole, il compito fondamentale della scuola va oltre la mera trasmissione delle conoscenze. Mettendo infatti in relazione nozioni, abilità, competenze, motivazioni, credenze, valori e interessi le nostre aule devono essere delle palestre per esercitare la cittadinanza attiva.
(Le competenze sociali e civiche in materia di cittadinanza)

E fuori dalla scuola?
Secondo gli esperti, ecco alcune misure che potrebbero essere efficaci al di fuori della scuola: ampliare la presenza di educatori e operatori sociali nei territori, incrementare gli spazi protetti dove gli adolescenti possono incontrarsi e stare insieme, avvicinare la scuola alla vita che i giovani si trovano ogni giorno ad affrontare, là fuori, anche attraverso i parroci e gli assistenti sociali.
Molto spesso, infatti, ciò che serve in una comunità è l’azione di forze sociali che siano pronte a diventare un riferimento sano per i giovani.
La sinergia famiglia/scuola/territorio può diventare proprio il punto da cui partire per fare in rete ognuno la propria parte per migliorare: una rete allargata che non coinvolge solo il nucleo familiare, ma comprende cugini, nonni, amici.

BIBLIO/SITOGRAFIA
Le regole e il rispetto si imparano in famiglia, prima che a scuola
Le competenze sociali e civiche in materia di cittadinanza
Educazione civica: sì, forse, no!
ESPAD – I comportamenti a rischio tra gli studenti. Italia
https://www.treccani.it/vocabolario/rispetto/
https://dizionario.internazionale.it/parola/rispetto
Farsi rispettare: 3 strategie basate su studi scientifici
Violenza giovanile: percezioni e alcuni dati
Partite impari per le ragazze: la violenza di genere corre anche sul web. Sempre più forte
Osservatorio indifesa 2023: 1 adolescente su 2 vittima di bullismo o cyberbullismo
Terre des Hommes presenta le proposte di riforma per la protezione dei minori dalla violenza online


 A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi

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