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Modelli didattici innovativi con il digitale

Dalla scrittura all’immagine

 “La cultura così come ora la conosciamo è figlia del cervello che legge. Ma oggi, con l'avvento della cultura digitale e il suo privilegiare l'immagine rispetto alla scrittura, ci troviamo, come 6000 anni fa, nel mezzo di una transizione di portata epocale, un cambiamento di paradigma che sta riorganizzando secondo nuovi parametri il cervello delle nuove generazioni, i nativi digitali. Questo passaggio di civiltà fa sorgere domande inedite: quali perdite e guadagni riserva il domani ai tanti giovani che hanno in larga misura sostituito al libro la caleidoscopica cultura di internet, con la sua informazione sovrabbondante e la sua attenzione intermittente? La rapida, quasi istantanea, presentazione di un contenuto informativo digitale può pregiudicare il decantarsi di un sapere più profondo, che necessita di tempi più lunghi? È possibile che la capacità delle prossime generazioni di ricavare intuizioni, gioia, dolore, saggezza da un libro andrà a diminuire in misura significativa? In sintesi, la questione è se i nostri figli stanno disaffezionandosi al cuore stesso del processo della lettura: andare oltre il testo, pensando con la loro testa, per pensare a sé. (Wolf M., (2007), Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge, ED. Vita e pensiero)

 Con il suo stimolante testo Proust e il calamaro, la neuroscienziata americana Marianne Wolf fornisce strumenti preziosi per interpretare la complessa transizione dell’umanità dalla scrittura all’immagine, in modo che  l’importante conquista della lettura da parte dell’uomo possa integrarsi col nuovo che verrà, grazie alla prodigiosa duttilità del cervello umano di stabilire sempre nuovi collegamenti tra le sue strutture preesistenti, collegamenti  che permetteranno ancora altre trasformazioni della nostra capacità di comunicare.

Per non parlare dell’ intelligenza   artificiale, cioè l’abilità di un sistema tecnologico di risolvere problemi o svolgere compiti e attività tipici della mente e delle abilità umane; in grado addirittura  di confrontarsi con campioni di scacchi o  di gestire le attività relative al sistema spaziale della NASA o, ancora, di guidare un’ auto senza l’uso di un conducente umano.

Da un’intelligenza  artificiale ristretta si è passati ad un’intelligenza artificiale generale, capace addirittura di modificare chi l’ ha progettata, creata. Quindi, io adulto (docente, dirigente scolastico, genitore ...) devo prevederlo e ipotizzare ciò che potrebbe succedere: un vero e proprio cambiamento! 

Noi stiamo vivendo in una discontinuità enorme, spiega Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario di Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento,   in una recente intervista: prima aspettavamo di vedere cosa era successo, oggi se l’immagine del mio device si propone sui social come realtà non è più possibile modificarla, quindi bisogna prevedere, prima di crearla, ciò che potrebbe succedere .

Ciò rende molto più difficile il compito di dirigenti scolastici, di docenti, ma anche di genitori, in quanto si ritrovano a dover fare i conti con:

  • un tempo sempre più contratto e accelerato (libro di ROSA, accelerazione e alienazioni):  digitalizzare la scuola è importante, ma attenti ai tempi ... per mantenere  la qualità della vita umana
  • un aumento notevole delle conoscenze: diluvio di informazioni, che aumentano con accelerazioni mai viste prima (oggi bisogna saper scegliere bene le informazioni!)
  • delle relazioni umane sempre più complicate

Cosa fare, allora a scuola e a casa?

Secondo il professor Rivoltella, se condividiamo come premessa che compito della scuola debba essere quello di:

  • garantire la trasmissione culturale di un popolo alla generazioni successive
  • aiutare, attraverso il dialogo, i giovani a riconoscere i loro bisogni profondi
  • preparare alla vita favorendo l’orientamento e la scelta vocazionale dei nostri studenti

.... dobbiamo però capire che, oggi,  possiamo/dobbiamo fare tutto ciò in un modo diverso, sia per i tempi sempre più accelerati  sia per la mole di strumenti di informazione che abbiamo a disposizione,  che sarebbe sprecato non sfruttare.

Per quanto riguarda i dirigenti scolastici, in quanto decisori,  addirittura devono immaginare in anticipo ciò che potrebbe succedere ed  essere capaci:

  • di decisioni immediate;
  • di de-materializzare (e il digitale serve anche a questo);
  • di decidere i device (se li portano gli studenti, li compra la scuola?);
  • di implementare la comunicazione interna e esterna;
  • di far interagire l’ editoria digitale e i contenuti generati collaborativamente a scuola;
  • di favorire un’architettura delle conoscenze anche attraverso una documentazione pedagogica didattica. 

Per quanto riguarda i docenti, non possono non tener conto delle recenti acquisizioni delle neuroscienze, degli studi sull’intelligenza artificiale e dei rapidissimi sviluppi della digitalizzazione, che potrebbero presto portare al superamento della classe chiusa e a piani di apprendimento personalizzati o per gruppi. Le nuove tecnologie digitali possono essere un aiuto  per la scuola,  perché con le tecnologie si impara “vedendo e  facendo”  e non più soltanto “ascoltando e leggendo” e questo, secondo  il pedagogista americano Edgar Dale, facilita la memorizzazione e l’apprendimento.  

Quindi, come suggeriscono anche le riflessioni che derivano dallo studio dell’OCSE del 2012, servirà una formazione dei docenti centrata sull’innovazione delle pratiche didattiche, che tenga conto delle tecnologie digitali come sostegno per la realizzazione di nuovi paradigmi educativi, passando “dalla scuola della trasmissione a quella dell’apprendimento” e prevedendo, tra l’altro, la figura dell’animatore digitale,  “un docente che dovrebbe avere un ruolo strategico nella diffusione dell’innovazione a scuola, accogliendo i bisogni specifici in un quadro di riferimento organizzato e coerente”.  (MIUR, Studenti, computer e apprendimento: dati e riflessioni . Uno sguardo agli esiti delle prove in Lettura in Digitale dell’indagine OCSE PISA 2012 e alla situazione in Italia) 

In ogni caso, sia docenti sia genitori, per poter insegnare a vivere con le tecnologie in maniera “umanistica”, devono impegnarsi non solo a formare il senso critico nei ragazzi, ma anche a costruire il loro senso di  previsione e la loro responsabilità, immaginando gli effetti nel futuro di ciò che fanno online:  scenario completamento nuovo sia per le famiglie sia per la scuola !

Secondo l’UDL/PUA (Universal Design for Learning - UDL o Progettazione Universale per l’Apprendimento - PUA),  documento elaborato e studiato nel corso di 26 anni da esperti internazionali del mondo della sanità, prima, e della scuola, dopo, per sviluppare percorsi per aiutare tutti gli studenti, anche quelli con disabilità e/o con difficoltà di apprendimento, ad accedere al curricolo educativo non generalizzato, con lo scopo di formare studenti esperti, preparati all’apprendimento per tutta la vita, l’uso della tecnologia nella scuola rappresenta sicuramente uno strumento efficace per personalizzare i curricoli.

 “I progressi nella tecnologia e nelle scienze dell’apprendimento hanno reso possibile la personalizzazione “al volo” dei curricoli in modi pratici ed economicamente vantaggiosi;  molte di queste tecnologie hanno integrato sostegni, strutture e sfide per aiutare gli studenti a capire, guidare e  coinvolgersi con l’ambiente d’apprendimento. (...)  Attualmente, ogni studente a scuola ha bisogno  di sviluppare una varietà di competenze più ampie e dipendenti dalla nostra cultura mutevole. Inoltre, la comprensione di queste tecnologie porta ad una maggiore comprensione delle possibili opzioni non tecnologiche che possono essere utilizzate.” (CAST (2011). Universal Design for Learning (UDL) Guidelines version 2.0. Wakefield, MA: Author. Trad. in italiano versione 2.0 (2015) a cura di G. Savia e P. Mulè) 

Tutti gli insegnanti dovrebbero, quindi, essere  capaci di progettare ambienti flessibili di apprendimento  anche attraverso l’uso delle tecnologie: utili per tutti, ma, spesso, indispensabili,  per alcuni studenti,  per un accesso fisico e sensoriale di base agli ambienti di apprendimento.

A cura di Viviana Rossi 

 

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