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Didattica e valutazione nella DaD: un possibile bilancio

DaD, una didattica necessaria con una valutazione adeguata

Il protrarsi dell’emergenza da Covid-19 e le condizioni radicalmente cambiate durante la didattica a distanza (DaD) hanno imposto alla scuola uno sforzo creativo per continuare a garantire il diritto/dovere all’istruzione e la comunità educante ha presto preso coscienza che non poteva semplicemente riprodurre da remoto le condizioni della didattica in presenza, ma che doveva riorganizzarsi e rimodulare gli obiettivi formativi in base alle nuove esigenze, perché stavano avvenendo mutamenti impensabili fino a pochi mesi prima.
Infatti, l’attività didattica, che dovrebbe essere multicanale, nel periodo di emergenza sanitaria ha dovuto seguire l’unico canale disponibile, ovvero quello della didattica a distanza, che implicava non solo l’uso di risorse e strumenti digitali per creare ambienti di apprendimento virtuali, ma anche la programmazione di nuovi percorsi didattici formativi, partecipati da studenti e famiglie. 

Anche la valutazione durante la DaD è stato uno strumento che ha dovuto essere rivisto. Infatti la sua attuazione ha imposto un parziale ripensamento delle tipologie di prove da sottoporre agli studenti: non tutte le prove che si utilizzano in presenza potevano essere riproposte senza adattamenti e rimodulazioni adeguati.
La Nota n. 388 del MI ha precisato l’importanza dell’atto valutativo come dovere del docente e diritto dello studente: “Si tratta di affermare il dovere alla valutazione da parte del docente, come competenza propria del profilo professionale, e il diritto alla valutazione dello studente, come elemento indispensabile di verifica dell’attività svolta, di restituzione, di chiarimento, di individuazione delle eventuali lacune, all’interno dei criteri stabiliti da ogni autonomia scolastica, ma assicurando la necessaria flessibilità”. 

La valutazione nella DaD presupponeva che i Collegi dei Docenti progettassero strumenti e modalità di verifica alternativi a quelli tradizionali, comunicando con chiarezza gli strumenti di valutazione all’utenza e attuando una pianificazione attenta delle verifiche e delle modalità valutative.
Con l’ottica di personalizzare le proposte e di responsabilizzare gli studenti e renderli attivi e proattivi si è chiesto ai ragazzi di approfondire ed effettuare ulteriori ricerche e si sono date indicazioni per eventuali attività di recupero e di consolidamento. Inoltre, attraverso la valutazione, si intendeva dare un peso particolare al senso di responsabilità, all’autonomia, alla disponibilità a collaborare con gli insegnanti e con i compagni, dimostrati da ogni studente, senza dimenticare le condizioni di difficoltà personali, familiari, o di divario digitale (mancanza di connessione, di dispositivi …) in cui ci si trovava ad operare.
Per fortuna, è diventato focus pregnante il mantenere la dimensione continuativa della valutazione, l’osservazione del processo, del percorso che fa l’alunno, piuttosto che l’enfasi posta sui singoli episodi valutativi e l’attribuzione, quasi meccanica, di un voto o di un giudizio.
Pertanto, la valutazione ha anche avuto lo scopo di fornire un quadro complessivo, come fosse una sintesi, della “crescita personale” dello studente e della capacità di utilizzare le proprie competenze personali nell’attività di studio.

Altro passaggio fondamentale era motivare la valutazione puntando su una spiegazione discorsiva, anche scritta, che aiutasse lo studente a focalizzare i suoi punti di forza e i punti deboli; a mettere in prospettiva gli eventuali insuccessi, a indicare possibili ambiti e modalità di miglioramento, in una logica di apprendimento e crescita continua.
Nelle attività svolte a distanza, come precisa la Nota ministeriale n. 388/2020, era importante fornire un feedback continuo: lo studente doveva essere informato sugli errori che aveva commesso e sul perché aveva sbagliato, per trasformare la valutazione delle singole prove in valutazione formativa, cioè in valutazione per l’apprendimento. Inoltre, per il docente, era un’occasione per poter ricalibrare l’intervento didattico. I docenti potevano dare indicazioni precise e puntuali tenendo conto che il minor numero di ore di attività didattica in presenza aveva aumentato la quantità di lavoro che ogni studente doveva svolgere in autonomia e il percorso di apprendimento era maggiormente in carico all’allievo.
Queste attività di riscontro interattivo, proprie della didattica in presenza quando abbiamo continui segnali dai nostri studenti, dove possiamo renderci conto in tempo reale se stiamo assegnando consegne troppo complesse o eccessivamente estese, sono state molto più problematiche nella didattica a distanza.
È stato, quindi, necessario prestare attenzione al carico cognitivo riducendo al minimo le richieste non essenziali per focalizzare l’attenzione dello studente su ciò che era veramente importante acquisire per raggiungere gli obiettivi di apprendimento prefissati.
Il focalizzare gli obiettivi essenziali è stato utile anche perché lo studente, se lasciato solo nell’organizzare il suo apprendimento e il carico di lavoro, poteva perdersi in attività poco produttive, in dettagli o in particolari poco rilevanti. Pertanto, anche nella didattica a distanza, non poteva mancare la guida consapevole del docente che, anzi, doveva essere rafforzata e resa ancor più marcata.
Inoltre, è stato importante condividere i criteri usati per valutare, e renderli espliciti, non solo con gli studenti, ma all’interno della comunità in cui sono stati utilizzati. 

A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi 

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