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56° RAPPORTO CENSIS: Paese nell’incertezza; scuola ancora di più

Il 56esimo Rapporto Censis del 2 dicembre ci presenta questa fotografia del nostro Paese: una popolazione sempre più vecchia; scarsa natalità. Una società “senza”: territori senza coesione sociale, sanità senza personale, scuola senza studenti… Quanto inciderà tutto ciò sulla scuola?

Qual è la fotografia del nostro Paese secondo il 56esimo Rapporto Censis?

Giunto alla 56esima edizione, il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2022, presentato a Roma il 2 dicembre, fotografa il nostro Paese come una società che vive in una sorta di latenza di risposta, sospesa tra i segnali dei suoi sensori e la mancata elaborazione di uno schema di funzionamento.
Nella conferenza stampa di presentazione del Rapporto, il Direttore generale M. Valeri, illustrando l’andamento degli ultimi anni, ha affermato: È stato un triennio particolare, prima la pandemia, poi la guerra, otto volante dell’inflazione. L’energia non è più una commodity sempre disponibile. Stiamo vivendo una parità euro/dollaro, la sequenza di fenomeni climatici estremi. (…) L’inflazione riguarda tutti con un impatto differenziato che colpisce soprattutto i meno abbienti. Dopo il crollo del Pil del 2020, c’era stata una ripresa nel 2021, ma nei prossimi mesi potrebbe esserci un nuovo calo. Il 69% delle persone pensano che il proprio tenore di vita tenderà ad abbassarsi. La gente ha paura del conflitto. La malinconia oggi definisce il carattere degli italiani. Quasi il 52% degli italiani ha paura di rimanere vittima dei reati che però si sono ridotti del 25%. C’è un sentimento di vulnerabilità e di insicurezza.
Rapporto Censis, il Paese non matura e soffre le emergenze. Scuola: previsto uno “tsunami demografico” nei prossimi decenni

Pessimismo sul futuro, ansia globale e personale, malinconia, “ritrazione silenziosa” dei cittadini perduti…: sono le parole che si ripetono nei vari articoli sull’ultimo Rapporto Censis. Gli italiani non si fanno più illusioni. Il 92,7% è convinto che l’impennata inflazionistica durerà a lungo, il 64,4% sta intaccando i propri risparmi per fronteggiare gli aumenti dei prezzi, il 76,4% ritiene che non potrà contare su aumenti delle entrate familiari, il 69,3% teme che il proprio tenore di vita si abbasserà (quota che sale al 79,3% tra le persone con redditi bassi). L’insicurezza colpisce il 66,5%. E tra le paure ci sono anche quella di eventi atmosferici catastrofici e attacchi informatici su vasta scala, oltre ai timori personali: diventare non autosufficienti, essere vittima di reati (nonostante quelli denunciati in Italia siano calati del 25,4% nell’ultimo decennio), non poter contare su redditi sufficienti in vecchiaia, perdere il lavoro, dover pagare prestazioni sanitarie impreviste.

Una popolazione sempre più vecchia. Scarsa natalità. I paradossi di una società “senza”: territori senza coesione sociale, sanità senza personale, scuola senza studenti … sottolineano gli esperti che nei vari siti commentano i dati del Rapporto.

Quanto inciderà tutto ciò sulla scuola?

Un intero capitolo dell’ultimo Rapporto Censis è dedicato al nostro sistema scolastico e ci presenta un preciso quadro dello stato attuale della scuola italiana, che è tra le agenzie che più stanno soffrendo… e non solo a causa del calo demografico che svuota le aule e degli alti tassi di abbandono. La scuola italiana non gode di buona salute: competenze insufficienti e dispersione scolastica. La pandemia, poi, ha portato allo scoperto molte delle inefficienze del sistema scolastico nazionale, in particolare nella scuola secondaria.

Nel capitolo Processi formativi del Rapporto si parla infatti di:

• Scuola senza studenti: nel 2032 - 900mila bambini
 Alunni sempre meno stranieri
• 
Competenze insufficienti, poco e male utilizzate: il record negativo dell’Italia
• Un’offerta universitaria all’inseguimento della domanda
• Il risparmio energetico nelle scuole: un obiettivo ancora lontano

(I vari punti sono approfonditi in modo dettagliato nello SCARICABILE 1)

Ma cosa si può fare per porre rimedio a tutto ciò?

Il centenario filosofo e sociologo francese Edgar Morin, nel suo ultimo libro Lezioni da un secolo di vita, Mimesis Edizione 2021, grazie al suo sguardo lucido sulla realtà, alla sua capacità di lasciarsi stupire dalla forza degli eventi di cui è stato testimone e protagonista, ci raccomanda di prendere coscienza delle complessità umane, così spesso mascherate dai semplicismi, dagli unilateralismi e dai dogmatismi.

Il concetto della complessità umana, importantissimo, secondo Morin, per comprendere la realtà e per analizzarla, è ben specificato fin dal 2000 nel suo libro I 7 saperi necessari all’educazione del futuro, dove chiede espressamente alla scuola di insegnare la complessità di questa nostra società e di educare a predisporre la mente ad aspettarsi l’inatteso: solo così i nostri studenti saranno in grado di affrontare i rischi che le incertezze comportano.
(Approfondimenti nello SCARICABILE 2)

La scuola, dunque, secondo Morin, deve promuovere una conoscenza capace di cogliere i problemi globali e gli oggetti nei loro insiemi, sviluppando quell’attitudine naturale della mente umana a situare le informazioni in un contesto. Invece, si assiste sempre di più ad una scuola inadeguata, che gli studenti sentono distante e in cui non trovano “senso”.

Il Professor Massimo Recalcati, in un video recente sulla didattica, in occasione del KUM FESTIVAL di ottobre 2021, invita la politica a chiedersi qual è la funzione della scuola nella vita civile oggi, nella nostra società. La scuola, sostiene Recalcati, è l’istituzione più importante: l’abbiamo capito bene proprio negli anni del Covid. Essa, però, deve fare entrare la vita viva, non solo i contenuti disciplinari: è il luogo dove si dovrebbe distribuire il vaccino del desiderio del sapere, della relazione con gli altri, della vita… La scuola dovrebbe essere una comunità che si apre al mondo, alla divergenza, agli effetti della creatività dei diversi soggetti che si incontrano, con necessità etiche. La scuola dovrebbe essere il luogo dell’incontro: un incontro tra corpi (corpi intesi non solo come persone, ma come culture diverse, come libri ...).

La scuola dovrebbe praticare una didattica efficace per tutti: non dovrebbe esserci bisogno delle etichettature. Dovrebbe creare un terreno con buone pratiche didattiche inclusive per prevenire il disagio e l’abbandono scolastico. La vera prevenzione primaria (quella che precede l’insorgenza di sintomi) è compito proprio della didattica, non della psicologia! Solo la prevenzione secondaria spetta alla psicologia… laddove la prevenzione primaria non ha avuto risultati, sottolinea Recalcati.

La proposta del professore: convocare degli Stati generali della Scuola, composti da soggetti che sanno di cosa si parla perché hanno dedicato la loro vita alla scuola.

Una serie di problemi di fondo attraversano la nostra Scuola e attendono non solo e non tanto una soluzione immediata dal fiato corto, ma un pensiero lungo capace di imprimere un orientamento ampio dentro il quale si possano davvero trovare le giuste risposte - quelle dal respiro adeguato - a questi problemi. (…) Bisognerebbe incalzare chi si occupa da una vita di Scuola a mettere a disposizione la propria esperienza e che questa esperienza sia riconosciuta dai nostri governanti come essenziale per provare a situare, non solo retoricamente, la Scuola al centro del nostro futuro. Mai come oggi servirebbero degli autentici Stati generali della Scuola, composti da soggetti che sanno di cosa si parla perché hanno dedicato la loro vita alla Scuola.
(Articolo di M. Recalcati, La Stampa, Massimo Recalcati: Scuola, i valori da riscoprire)

E la politica come intende procedere per promuovere una sollecita azione di riforma?

Nella sezione Istruzione del Dossier ministeriale indicato sotto, si precisa che gli interventi previsti dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), anche alla luce delle Raccomandazioni della Commissione UE per il 2019/2020, nonché dell'Agenda ONU 2030, si sviluppano su tre direttrici, che perseguono un potenziamento quantitativo e qualitativo dell'istruzione, sia nella prospettiva della coesione economico-sociale sia del rafforzamento della competitività del sistema-Paese.
In particolare:

1. La prima direttrice consiste nel raggiungimento di una maggiore copertura territoriale dei servizi di educazione e istruzione, specie d'infanzia e primaria, particolarmente carente in alcune aree geografiche del Paese.
2. La seconda mira al rafforzamento dell'offerta formativa sotto il profilo delle competenze digitali e scientifico tecnologiche (c.d. "STEM"), al fine di compensare lo skills mismatch tra istruzione e domanda di lavoro, in un'economia ormai caratterizzata da elevati tassi di conoscenza e specializzazione.
3. La terza, infine, ha quale obiettivo il miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti, con l'intento di incentivare il merito e l'aggiornamento continuo.

(Dal Dossier XIX Legislatura, Monitoraggio dell’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza i traguardi e gli obiettivi da conseguire entro il 31 dicembre 2022, aggiornato al 10 ottobre 2022)

L’ingente assegnazione di fondi alle scuole prevista dal PNRR, però, ha scatenato una serie di richieste di chiarimenti, di fraintendimenti… sia nei sindacati sia fra gli stessi dirigenti scolastici e docenti. Il Decreto n. 170/2022, infatti, interpella direttamente e con forza l’autonomia scolastica e lascia ampia libertà progettuale alle reti di scuole per conseguire i risultati previsti all’art. 2, con tutti i rischi di possibili scelte sbagliate.
Nel mondo della scuola sono in molti, però, a ritenere che un buon piano terapeutico per la scuola dovrebbe muoversi nella direzione di una visione olistica e di sistema: non pretendere che siano le singole istituzioni scolastiche, nella loro autonomia, a dover superare delle criticità fortemente radicate.

Sarà sufficiente una regia nazionale dell’Unità di missione del PNRR (prevista al comma 8 dell’art. 2 del decreto sopracitato) a supportare e sostenere le scuole in tutte le fasi del loro percorso di miglioramento?

Non solo, ma un tale intervento economico dovrebbe sia essere accompagnato da modifiche strutturali del nostro sistema scolastico sia avere alla base la “riqualificazione professionale” di tutto il personale della scuola. Si potrebbero rendere, per esempio, obbligatorie attività di aggiornamento mirate ai temi dell’insuccesso e del contrasto alla dispersione scolastica, nella logica di un approccio globale e integrato che valorizzi la motivazione e i talenti di ogni discente all’interno e all’esterno della scuola, in raccordo con le risorse del territorio, il miglioramento dell’approccio inclusivo della didattica curricolare ed extracurricolare delle istituzioni scolastiche in un’ottica di personalizzazione dell’apprendimento come recita lo stesso articolo 2 del Decreto 170/2022.

Conclusioni
Vorremmo concludere questo articolo con una riflessione di Morin… valida per tutti.
La degradazione della qualità della vita risulta dal primato del quantitativo nell’organizzazione della nostra società, quindi delle nostre vite, in cui il calcolo tratta come oggetto misurabile tutto ciò che è umano e, cieco a tutto ciò che è individuale, soggettivo e passionale, vede solo il PIL, statistiche, sondaggi, crescita economica. Penso, seguendo Ivan Illich, che la convivialità sia un elemento capitale della qualità della vita, che è poetizzante, e che permette di rispondere nel quotidiano al bisogno di riconoscimento che tutti noi abbiamo e che trova una prima soddisfazione nel buongiorno che degli sconosciuti ci indirizzano quando ci incontrano.
(Edgar Morin, Lezioni da un secolo di vita, 2021)

E per la scuola?
La missione della scuola, secondo Morin, è quella di insegnare alle future generazioni a vivere, sviluppando al meglio la propria individualità e il legame con gli altri, ma preparandosi anche ad affrontare le molteplici incertezze e le difficoltà del destino umano.
Nell'incertezza della vita, voi docenti avete una missione da affrontare: aiutare gli allievi, i giovani ad imparare a vivere. La conoscenza fine a se stessa, infatti, non serve, deve invece servire per vivere.
(E. Morin, Insegnare a vivere)


A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi

BIBLIO/SITOGRAFIA

• E. Morin, (2001), I 7 saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina Editore
• E. Morin (2015), Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l'educazione, Raffaello Cortina Editore
• E. Morin, (2021) Lezioni da un secolo di vita, Mimesis Edizione
• Dossier XIX Legislatura, Monitoraggio dell’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza i traguardi e gli obiettivi da conseguire entro il 31 dicembre 2022, aggiornato al 10 ottobre 2022
• Decreto MI n. 170/2022
• Massimo Recalcati: Scuola, i valori da riscoprire
56° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2022
Il capitolo Processi formativi del 56° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/202256° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2022
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