Il linguaggio orale è la forma di comunicazione più evoluta: un bambino/ragazzo in grado di parlare bene ha un accesso diretto al massimo numero di contatti comunicativi. Quindi avere una disprassia verbale a scuola può rappresentare un problema. Ma che cos’è la disprassia verbale evolutiva? A tutt’oggi su questo tipo di disturbo non ci sono certezze e il dibattito è ancora aperto. Ma conoscere gli effetti che esso può avere è molto importante per evitare allo studente di percepirsi come un "cattivo" comunicatore, con conseguenti ricadute negative sul versante emotivo, affettivo e relazionale.
Che cos’è la disprassia verbale evolutiva (DVE)?
La disprassia verbale evolutiva (DVE) rappresenta un quadro clinico di particolare complessità. Questo disturbo è definito dall’ASHA (l’American Speech Language Hearing Association) come disordine dell’articolazione dei suoni, sillabe e parole in cui la precisione e la sistematicità nella produzione articolatoria risultano compromesse in assenza di deficit neuromuscolari e di anomalie strutturali a carico dell’apparato bucco-fonatorio… e non è legato al quoziente intellettivo. Si stima che nella popolazione generale la prevalenza sia di 1-2 bambini su 1000. (L. Marotta, M. C. Caselli, I disturbi del linguaggio, Erickson)
All’interno del vasto panorama dei disturbi evolutivi del linguaggio, la Disprassia Verbale Evolutiva (DVE) rappresenta appunto un disordine congenito a carico del Sistema Nervoso Centrale nella programmazione di movimenti, sistematici e precisi, necessari alla produzione dei suoni del linguaggio e nella loro organizzazione in sequenza.
Intanto ci sembra importante distinguere la disprassia verbale da altri disturbi del linguaggio (es. disturbo fonologico): la natura delle difficoltà è diversa e di conseguenza è differente l’approccio rieducativo che verrà adoperato dal logopedista.
Nella disprassia verbale la difficoltà è nella programmazione motoria, per cui il bambino ha ben presente quello che vorrebbe dire ma non riesce ad organizzare i movimenti di mandibola, labbra e lingua per poter produrre il messaggio verbale.
Il disturbo specifico di linguaggio, invece, riguarda anche l’insieme delle conoscenze che il bambino ha relativamente ai suoni (fonetica e fonologia), al vocabolario (lessico) e alle modalità di combinazione delle parole in frasi (morfo-sintassi).
( M. Paoluzzi, Che cos’è la disprassia verbale evolutiva? )
A tutt’oggi, anche a livello di letteratura internazionale, su questo tipo di disturbo non ci sono certezze e il dibattito è ancora aperto. Pertanto anche la diagnosi di DVE è spesso molto complessa, in quanto, al momento, non esistono caratteristiche certe che permettono di differenziarsi da altri disturbi importanti di parola e di linguaggio.
Infatti, le cause sono ancora incerte e, oltre ad essere attribuite ad un disordine congenito del controllo motorio a carico del Sistema Nervoso Centrale, la DVE può presentarsi spesso anche in associazione ad anomalie e sindromi genetiche, a disordini evolutivi di origine metabolica, a epilessia o nell’autismo.
(M. Paoluzzi, Che cos’è la disprassia verbale evolutiva? ) (VEDI SCARICABILE 2)
Gli esperti ci spiegano che la mente umana ragiona per associazioni di idee: dal momento evolutivo in cui abbiamo accesso al codice linguistico, una parola ne veicola altre ad essa associate e il pensiero si muove costantemente in questa rete di relazioni.
Una rete semantica è una rete di associazioni che rappresenta aspetti specifici della realtà al fine di comprenderla, assimilarla e trasformarla in base ad uno scopo.
Tali associazioni sono in grandissima parte mediate dallo strumento linguistico, che ha quindi un ruolo fondamentale nell'organizzare ed orientare il pensiero, proprio come una bussola, all'interno delle mappe che progressivamente costruisce.
E il linguaggio è costantemente accompagnato da elementi extralinguistici che facilitano il reciproco comprendersi.
Quindi…
La comunicazione linguistica può avvenire attraverso:
• il linguaggio orale
• il linguaggio scritto
• la lingua dei segni
La comunicazione extralinguistica attraverso:
• fenomeni paralinguistici
• segnali visivi/cinestesici quali le espressioni facciali, i movimenti oculari, i gesti, la postura prossemica
Inquadramento della disprassia verbale
Ricordiamo che il linguaggio orale è la forma di comunicazione più evoluta: un bambino in grado di parlare ha un accesso diretto al massimo numero di contatti comunicativi.
Ora, L’impressione che si ricava ascoltando un soggetto colpito da disprassia da moderata a severa è quella di uno sforzo, una lotta.
(Velleman, 2011)
Anche se nel linguaggio comune disprassia verbale e disprassia orale sono due concetti che vengono utilizzati in maniera intercambiabile, tecnicamente si tratta di due disturbi differenti, che possono anche presentarsi singolarmente.
- La disprassia orale riguarda la difficoltà di coordinare i movimenti del tratto vocale (laringe, lingua, palato, labbra) in assenza di parole.
- La disprassia verbale consiste nella difficoltà ad eseguire la sequenza di movimenti articolari necessari per produrre i suoni e nella problematicità a disporli nell’ordine giusto per formulare parole chiare e frasi comprensibili.
A differenza di quello che potrebbe sembrare, non necessariamente il bambino che presenta una disprassia verbale presenta anche una disprassia orale.
In molti casi i movimenti orali risultano perfettamente eseguiti e controllati quando non implicano la parola. Questo perché le reti nervose interessate nell’articolazione del linguaggio verbale differiscono da quelle implicate nelle funzioni orali: ma sia l’ambito verbale che quello orale, per il loro sviluppo, necessitano dell’integrazione di input motori, sensoriali e percettivi.
La DVE si manifesta con sintomatologia anche molto differente a seconda del caso, ma si evidenziano comunque alcune caratteristiche principali.
Quindi il problema non è una difficoltà dovuta al fatto che il bambino non ha ancora acquisito il suono, ma una problematica più globale per cui è possibile che egli riesca a produrre tutti i fonemi ma fa fatica ad organizzarli. Ciò riveste un grande impatto sullo sviluppo linguistico del bambino, soprattutto se pensiamo alle vocali che di norma vengono consolidate in tenera età.
(Ball e Gibbon, 2013).
In sintesi, possiamo assistere a:
• deficit nella produzione del linguaggio maggiore rispetto alla sua comprensione.
• presenza di “groping”: il bambino tenta di trovare uno schema motorio non verbale e verbale attraverso ricerche di approssimazione al target articolatorio.
• difficoltà nell’apprendimento della letto-scrittura.
• lallazione scarsa e/o tardiva, anomala e talvolta assente.
• inventario fonetico incompleto e atipico.
• abilità oro-motorie non verbali in molti casi deficitarie.
• dissociazione automatico-volontaria: il bambino non è in grado di produrre su richiesta parole di routine (papà, mamma, ciao), ma riesce a produrle spontaneamente.
• aumento della lunghezza e della complessità del target linguistico: si nota un incremento di errori da parte del bambino.
• sviluppo lessicale estremamente lento e povero.
Ne consegue un effetto a cascata su tutta l'area linguistica e degli apprendimenti scolastici e, a lungo andare, sulla strutturazione della personalità e sulla fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. (VEDI SCARICABILE 1)
Conoscere questi effetti è molto importante: sperimentare a lungo la frustrazione rispetto alla propria capacità di trasmettere messaggi verbali porta il bambino/ragazzo a percepirsi come un "cattivo" comunicatore, con conseguenti ricadute negative sul versante emotivo, affettivo e relazionale.
In ogni caso, il risultato auspicabile è quello di evidenziare il potenziale di questo tipo di studenti e le loro competenze, migliorando il loro livello di autostima e il loro adattamento sociale. Con interventi adeguati, infatti, anche i bambini/ragazzi disprassici potranno avere una qualità di vita paragonabile a quella dei loro coetanei.
BIBLIO/SITOGRAFIA
• Cos’è la disprassia?
• http://www.disprassia.org/forum
• Disprassia a scuola: cos’è e come aiutare il bambino disprassico
• http://www.apraxia-kids.org/
• Disprassia verbale in età evolutiva: sintomi, esempi e cura
• https://www.asha.org/
• Disprassia Motoria, Verbale e Orale in età evolutiva, uno sguardo di insieme, cosa ci indica la scienza
• Chilosi et all Behavioral and neurobiological correlates of childhood apraxia of speech in Italian children
• Marotta, Caselli, I disturbi del linguaggio, ed. Erickson
• Sabbadini Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive, ed. Springe
A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi