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Una studentessa in un laboratorio scolastico, impegnata in attività pratiche di scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM). Utilizza strumenti tecnologici ed è concentrata su un esperimento scientifico.

Donne e discipline STEM

Quali sono le discipline STEM?

STEM” è un acronimo inglese che sta per Science (scienza), Technology (tecnologia), Engineering (ingegneria) e Mathematics (matematica). Ad usarlo per la prima volta, nel 2001, per indicare l'insieme delle discipline tecnico-scientifiche, è stata la microbiologa statunitense Rita Colwell durante una conferenza della National Science Foundation, agenzia governativa degli Stati Uniti dedicata alla ricerca di base e alla formazione in tutti i campi non medici della scienza e dell'ingegneria.

E queste sono le materie di studio che appartengono al mondo delle STEM:

  • Scienza, comprende biologia, chimica, fisica, scienze ambientali, neuroscienze, ricerca scientifica;
  • Tecnologia, ossia sviluppo software, sicurezza informatica, analisi dei dati, intelligenza artificiale, ingegneria del software;
  • Ingegneria, include ingegneria civile, ingegneria meccanica, ingegneria elettrica, ingegneria aerospaziale, ingegneria chimica;
  • Matematica, ovvero statistica, analisi dei dati, matematica applicata, ricerca operativa”.  (M. Monte, 2025)
     

In realtà l’acronimo non identifica solo i quattro ambiti disciplinari (ambiti che possono essere racchiusi in tre competenze chiave: digitale, tecnologia e ambiente), ma un vero e proprio metodo di insegnamento che mira a superare i confini tra teoria e pratica.   

L’insegnamento di queste discipline, infatti, è basato su focus interdisciplinari, costruiti in un’ottica che ha un preciso riscontro sia in ambito lavorativo sia nella vita di tutti i giorni.  

"L’approccio STEM parte dal presupposto che le sfide di una modernità sempre più complessa e in costante mutamento non possono essere affrontate che con una prospettiva interdisciplinare, che consente di integrare e contaminare abilità provenienti da discipline diverse (scienza e matematica con tecnologia e ingegneria) intrecciando teoria e pratica per lo sviluppo di nuove competenze, anche trasversali."
(Approfondimento nello scaricabile 1_Linee guida per le discipline STEM

Purtroppo, però, non sono molte le donne che scelgono queste discipline.

Le discipline STEM e le donne: i dati

"In tutta l’Unione europea le donne restano ancora sottorappresentate nei percorsi educativi scientifici. A fronte di una media Ue di circa 21 laureati Stem ogni 1.000 giovani tra 20 e 29 anni, le laureate sono solo 14,9. Il dato dei maschi è quasi doppio: 27,9. Un divario presente in misura variabile in tutti gli stati dell’Unione. Nel nostro paese, il dato medio dei laureati (di entrambi i sessi) è più basso: 16,4 laureati in discipline scientifiche ogni mille giovani residenti. La quota di laureati Stem tra i maschi sale a 19,4, quella delle laureate si attesta al 13,3, con circa 6 punti di distacco". (Fonte Openpolis)

La minore partecipazione delle donne nei percorsi educativi e didattici legati alle STEM amplifica la disparità di genere nel lavoro, perché le STEM spesso offrono importanti prospettive di carriera e permettono di affrontare professioni più retribuite e più stabili. 
E questa tendenza sembra rafforzarsi in società sempre più dominate dalle tecnologie, che stanno trasformando radicalmente il mercato del lavoro, creando una domanda crescente di professionisti con competenze in ambito scientifico e tecnologico. 

Ma in Italia il personale qualificato in discipline STEM è ancora molto carente… e poche sono le donne.

Già nel 2015 il dato era significativo. 

In gran parte dei Paesi e delle economie che partecipano all’indagine Pisa, le ragazze ottengono risultati meno buoni rispetto ai ragazzi in matematica (...) . Generalmente, le ragazze hanno meno fiducia rispetto ai ragazzi nelle proprie capacità di risolvere problemi di matematica o nel campo delle scienze esatte. Tuttavia, quando si confrontano i risultati di matematica tra ragazzi e ragazze con livelli simili di fiducia in se stessi e di ansia rispetto alla matematica, il divario di genere scompare. (Fonte Invalsi ripreso da In focus n. 49, Ocse-Pisa 2015)

Gli esperti ritengono che potenziando  l’insegnamento delle STEM in tutti i livelli di istruzione si potrebbero ridurre gli stereotipi di genere  che portano bambine e ragazze a non scegliere lo studio di queste discipline. E proprio il potenziamento delle discipline STEM potrebbe implementare un reale percorso per la parità: non a caso è uno dei primi aspetti indicati nella sezione "Politiche per le donne" del documento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)

"I percorsi devono favorire, in particolare, la partecipazione delle studentesse, al fine di superare i divari di genere nell’accesso alle carriere professionali e agli studi nelle discipline STEM” leggiamo anche  nelle Istruzioni operative delle Azioni di potenziamento delle competenze STEM e multilinguistiche (D.M. 65/2023) del PNRR, e precisamente nello schema in cui vengono spiegati  i "Percorsi di tutoraggio per l’orientamento agli studi e alle carriere STEM, anche con il coinvolgimento delle famiglie."
(Approfondimento nello scaricabile 1_Linee guida per le discipline STEM

Le diseguaglianze di genere hanno radici profonde, che riguardano il contesto familiare e della formazione, prima ancora di quello lavorativo. In questo caso parliamo del fatto che le ragazze, fin dalla giovane età,  vengono meno incentivate rispetto agli uomini ad avvicinarsi alla scienza e alla tecnologia. 

Molti studi mostrano, infatti, che sono poche le donne iscritte alle materie STEM, nonostante ci siano in generale più donne laureate che uomini. 

È quindi importante riflettere su quali  siano gli elementi di ostacolo a un accesso ai percorsi STEM che dia spazio a entrambi i generi.

Per contribuire a questo percorso di riflessione sono state pubblicate le Linee guida per le discipline STEM (emanate ai sensi dell’articolo 1, comma 552, lett. a. della Legge 197 del 29 dicembre 2022) finalizzate ad introdurre "nel piano triennale dell’offerta formativa (PTOF) delle istituzioni scolastiche dell'infanzia, del primo e del secondo ciclo di istruzione e nella programmazione educativa dei servizi educativi per l'infanzia, azioni dedicate a rafforzare nei curricoli lo sviluppo delle competenze matematico-scientifico-tecnologiche e digitali legate agli specifici campi di esperienza e l'apprendimento delle discipline STEM, anche attraverso metodologie didattiche innovative".

Nel PNRR viene quindi previsto un investimento sulle competenze STEM delle studentesse, proprio per riavvicinare l'Italia alla media europea. Vengono coinvolte 370.000 classi, almeno 2 milioni di studentesse delle scuole superiori, per migliorare le loro prospettive lavorative e permettere una convergenza dell’Italia rispetto alle medie europee. (PNRR, 2021)

Le Linee guida STEM contribuiscono ad attuare la riforma inserita nel PNRR e al raggiungimento degli obiettivi dell’investimento "Nuove competenze e nuovi linguaggi", con la finalità di "sviluppare e rafforzare le competenze STEM, digitali e di innovazione in tutti i cicli scolastici, dall’asilo nido alla scuola secondaria di secondo grado, con l’obiettivo di incentivare le iscrizioni ai curricula STEM terziari, in particolare per le donne"
(Approfondimento nello scaricabile 1_Linee guida per le discipline STEM

"Ma nonostante gli impegni normativi i risultati dei test Ocse-Pisa relativi al 2022, la prima verifica internazionale sugli apprendimenti degli studenti 15enni dopo la pandemia, hanno mostrato un crollo generalizzato delle competenze, a livello mondiale. Per l’Italia è risultato particolarmente critico l’ambito della matematica che proprio in questa disciplina ha il divario di genere più ampio di tutti i paesi coinvolti nella rilevazione. È pari a 21,1 la differenza tra il punteggio medio conseguito dai ragazzi nelle prove Ocse-Pisa di matematica e quello delle ragazze. Un valore molto superiore rispetto alla media Ocse (9,1) e ai risultati degli altri paesi oggetto di indagine”. (Fonte Openpolis)

Del resto le ragazze che ottengono eccellenti risultati proprio in matematica e in altre materie scientifiche  tendono a immaginarsi meno nei ruoli di scienziato o ingegnere, rispetto ai coetanei maschi. Quindi, il vantaggio nell’istruzione femminile non si traduce in un vantaggio lavorativo nel settore tecnologico: il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (57,3% contro 78,0%) e i differenziali occupazionali si riducono al crescere del livello di istruzione.

Non riteniamola, però, una caratteristica solo italiana, perché nei paesi OCSE gli studenti intorno ai 15 anni  che immaginano questo tipo di carriera per il loro futuro professionale sono il 26% tra i maschi e solo il 14,5% tra le studentesse. 

Ma in Italia questa tendenza è sicuramente più accentuata e raggiunge quasi 14 punti percentuali di distanza: tra le studentesse italiane che hanno conseguito ottimi risultati in matematica nei test Ocse-Pisa, solo il 12,5% prevede un futuro lavorativo nelle discipline STEM. Quota che invece è più che doppia (26%) tra i quindicenni maschi. 

È evidente che molte studentesse non affrontano con sicurezza percorsi STEM perché influenzate da tutta una serie di condizionamenti sociali e familiari, spesso acquisiti inconsapevolmente, ma che agiscono fin dall'infanzia. Infatti, gli esperti ci dicono che certi stereotipi radicati nella società e nella cultura possono influenzare la percezione delle capacità individuali, le scelte educative e le opportunità di carriera.
Purtroppo, queste esperienze assorbite dalle bambine fin dai primi anni di vita le portano ad avere poca fiducia nelle proprie capacità in matematica e nelle materie scientifiche… tranne i casi in cui le ragazze riescono a raggiungere risultati analoghi a quelli dei compagni proprio nei test di matematica. 

Inoltre, se i vissuti delle bambine e delle ragazze che crescono in situazioni sociali disagiate si intersecano anche con gli stereotipi di genere che impediscono di espandere i propri orizzonti verso settori che “non sono adatti alle ragazze”… la situazione diventa ancora più difficile.  Infatti, spesso, in questi ambienti, le bambine/ragazze progettano il loro futuro professionale nei  settori dei servizi e della cura alla persona, mentre i bambini/ragazzi in quelli tecnici. Addirittura  compiono delle scelte stereotipate anche rispetto alle attività ludiche e ricreative: i bambini sono più coinvolti in attività sportive o legate alla tecnologia e le bambine in attività artistiche. Ecco perché molte ragazze tendono a scoraggiarsi di fronte alle prime difficoltà e poche proseguono negli studi e nelle professioni STEM… e, anche quando entrano in questi settori, incontrano poi ostacoli nel mondo lavorativo e nella progressione di carriera.

Vere e proprie barriere possono essere:

  • assenza di un sostegno culturale ed economico da parte della famiglia che permetta loro di proseguire gli studi o la carriera in questi settori;
  • scarsa autostima (la paura di “non raggiungere gli standard” e di “non essere all’altezza”) e poca motivazione (“la difficoltà di rispettare un impegno a lungo termine”);
  • insufficiente accesso alla tecnologia, che rende le ragazze meno sicure delle proprie capacità nell’utilizzo degli strumenti digitali e “un’ipotetica inadeguatezza per quanto riguarda gli strumenti digitali”.

Si tende a giustificare la minore presenza femminile nelle STEM come un’inclinazione personale  non influenzata  da condizionamenti sociali, educativi e culturali; mentre è risaputo che nelle carriere STEM, le donne spesso affrontano un "pregiudizio di competenza", per cui devono lavorare più duramente per ottenere lo stesso riconoscimento degli uomini. Inoltre, spesso si associa il successo in campi tecnologici e ingegneristici a tratti come la determinazione, il pragmatismo e la capacità di leadership, caratteristiche perlopiù attribuite agli uomini.

Ma negli ultimi tempi le ragazze e i ragazzi hanno dimostrato di essere maggiormente consapevoli dei "diritti di uguaglianza di genere". 

Riconoscono di aver uguali competenze in matematica e nelle discipline STEM e che tutti e tutte dovrebbero avere le stesse opportunità ed essere trattati allo stesso modo.

Ecco alcune brevi testimonianze:

"Mi fa sentire inutile quando qualcuno mi dice che i ragazzi sono più bravi, come se le ragazze non servissero a nulla." (Alice, focus group Palermo ZEN, 2020). 
"…non sono d’accordo, anche le ragazze possono essere brave in matematica." (Martina, focus group Roma Torre Maura, 2020). 

"Allo stesso modo, però, sono consapevoli del fatto che spesso ciò non accade, e che le ragazze e le donne vengono discriminate nel mondo del lavoro e nella vita. 
Comprendere queste affermazioni, consolidarle e stimolare i bambini e le bambine ad ampliare lo sguardo su problemi e possibili soluzioni li aiuterebbe a diventare più consapevoli da adulti e nelle scelte future". (Fonte Save the Children, 2020)

E questo è sicuramente un compito della società e delle istituzioni scolastiche.

Ma come avvicinare le ragazze al mondo STEM a partire dalla scuola?

Tutte le ricerche che abbiamo citato hanno sottolineato come in Italia le disparità di genere, anche nelle materie STEM, possono essere in massima parte attribuite alla persistenza di stereotipi sociali che da noi sono ancora diffusi.

Mentre… "In molti casi… il divario di genere nelle scienze è a vantaggio femminile. In Finlandia, Grecia, Slovenia, Svezia, Paesi Bassi e altre nazioni il risultato medio delle studentesse è nettamente più alto di quello dei colleghi maschi. In una ulteriore serie di paesi (tra cui Francia e Germania) il dato medio femminile supera di poco quello maschile, segnando un sostanziale allineamento". (Fonte Openpolis)

Quindi,  le istituzioni scolastiche italiane dovranno impegnarsi di più ad aiutare le studentesse a cambiare la percezione delle STEM e per far ciò è necessario agire su più fronti: ad esempio, si possono rendere più visibili le donne nella scienza e fornire  modelli femminili reali ed evitare di associare l’immagine dell’ingegnere a un uomo e dell’insegnante a una donna. Questa dinamica si riflette nei giochi, nelle attività scolastiche e persino nelle interazioni quotidiane, dove le aspettative sociali contribuiscono a formare un’immagine distorta delle proprie possibilità. L’uso di storie e narrazioni con protagonisti fuori dagli schemi tradizionali può avere un impatto positivo nella costruzione di una mentalità più aperta e inclusiva: raccontare storie di scienziate, sia passate che presenti, magari inserendole nei manuali scolastici, significa offrire esempi concreti in cui riconoscersi. Sarà anche importante promuovere ambienti inclusivi  con percorsi scolastici specifici per incentivare le ragazze a scegliere le discipline STEM.

Per valorizzare il talento senza distinzioni di genere dovranno, anche, essere proposte attività didattiche ed educative che contemplino l’esperienza diretta. È importante coinvolgere studentesse e studenti in attività pratiche: laboratori, esperimenti, progetti sul campo, visite guidate a Musei delle scienze o a Istituti di ricerca, che mostrino loro come le STEM siano parte della vita quotidiana… e quindi accompagnarli nel percorso di scoperta.

Le attività STEM, coinvolgendo più ambiti disciplinari, permettono di risolvere problemi concreti e richiedono spesso di usare strumenti digitali. 

In questo modo, esse contribuiscono a: 

  • allenare la capacità di proporre soluzioni originali e inusuali;
  • allenare l’abilità di usare le mani per costruire oggetti anche complessi, a partire da materiali semplici;
  • far crescere la capacità di leggere, interpretare ed esporre i dati disponibili;
  • aumentare la familiarità con le tecnologie e il digitale.

In un’era in cui la tecnologia e la scienza guidano il cambiamento sociale, economico e ambientale, le discipline STEM rappresentano il motore del progresso, gli strumenti per preparare le menti di oggi a creare le soluzioni di domani… senza distinzione di genere!

"Studiare le discipline STEM equivale a sviluppare il pensiero critico, la capacità di risolvere problemi complessi e di innovare: gli studenti imparano ad analizzare le situazioni, a formulare ipotesi e a individuare soluzioni basate su dati concreti e prove scientifiche; ma in Italia si è molto più portati per tradizione alle materie umanistiche, un po’ meno per le materie scientifiche, spesso considerate un po’ ostiche, argomento riservato agli specialisti o agli addetti ai lavori. Adesso però abbiamo una grande necessità di colmare un gap, cioè di avere persone specializzate perché ci sono tante posizioni aperte e non abbiamo abbastanza tecnici per ricoprirle”  sottolinea la dottoressa Benigni, Segretario Scientifico dell'Istituto Mario Negri.  

È giunto il momento di fare in modo che le ragazze e le donne sviluppino abilità e fiducia per avere successo nelle scienze e nelle tecnologie. Si tratta di promuovere una maggiore consapevolezza pubblica da parte dei genitori e dei formatori per incoraggiare le ragazze nelle materie STEM proprio  per poter affrontare al meglio le sfide odierne e future. Ma, per promuovere efficacemente le competenze STEM, è necessario un impegno coordinato tra sistema educativo, mondo imprenditoriale e istituzioni e, nelle superiori, con collaborazioni strutturate tra istituzioni educative e aziende

Solo attraverso un approccio sistemico sarà possibile colmare il divario attuale e preparare adeguatamente i professionisti, uomini e donne, necessari per sostenere l’innovazione nella società e nel mondo del lavoro.

Per non parlare poi del passaggio da STEM a STEAM, con l’aggiunta di una "A" che sta per "Arti" e indica il bisogno di coltivare il pensiero critico e la creatività per far sì che tutte le altre discipline prendano vita:  per risolvere i problemi, per connettere tra loro principi e regole, per valutare in maniera innovativa le informazioni. 

Con questo nuovo approccio, il tradizionale studio per “compartimenti stagni” viene dunque sostituito dall’intreccio di saperi e pratiche, allo scopo di dotare tutti gli studenti e i lavoratori (uomini e donne!) di competenze che saranno utili in un mondo del lavoro fondato sull’interdisciplinarità.


BIBLIO/SITOGRAFIA

A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi

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