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Burnout docenti

Il burnout è un insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo. È importante comprendere che la sindrome del burnout è multidimensionale: non esiste una sola causa, ma spesso è il risultato di complesse vicende personali e lavorative.

Lo stress psicologico negli insegnanti

Nel corso degli anni il lavoro degli insegnanti è notevolmente cambiato.

Un tempo la scuola godeva di prestigio sociale e gli insegnanti avevano un ruolo consolidato e fondamentale; mentre oggi la figura del docente è svalutata per mancanza di riconoscimento, ma soprattutto per una scarsa stima da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica.

Quella dell’insegnante è una professione complessa e poco lineare e questa complessità è ancora più evidente oggi, in una società in costante e accelerata evoluzione, che richiede che i docenti abbiano una formazione disciplinare solida e competente e una buona capacità pedagogica.
Il lavoro degli insegnanti dovrebbe diventare un’attività svolta da professionisti dell’apprendimento e dell’insegnamento e questo richiede una seria formazione focalizzata non solo su quanto deve essere oggetto di insegnamento (i contenuti), ma anche sui vari modi di insegnare.
Inoltre il docente “deve inevitabilmente mediare tra istanze di conservazione e cambiamento: da un lato egli si rappresenta quale custode ed erede della tradizione culturale, dall’altro deve confrontarsi con le spinte innovative che emergono dagli ambiti dell’economia e della cultura”. (V. Lodolo D’Oria, R. Pocaterra, S. Pozzi, 2019)

Infatti, poiché i problemi della società di oggi sono di natura interdisciplinare o transdisciplinare, si sono complicati anche i “problemi” che uno studente deve essere in grado di affrontare per non essere vittima dei vari condizionamenti sociali.
Pertanto i docenti non possono più limitarsi alla trasmissione di conoscenze, perché è proprio il loro lavoro lo strumento per eccellenza attraverso cui alunni e alunne possono apprendere in modo significativo ed efficace.

Per insegnare oggi, quindi, non sono più sufficienti conoscenze e competenze disciplinari, ma occorrono anche buone capacità pedagogiche e relazionali e la disponibilità ad assumere un ruolo di regista durante tutto il processo formativo.

È solo la transazione tra la competenza riflessiva, la competenza interculturale e le competenze socio-emotive, quindi, che rende l’insegnante un professionista efficace e inclusivo, in grado di organizzare contesti educativi che rispondono ai bisogni di tutti gli allievi e che li supportano nell’espressione e nella realizzazione del proprio potenziale.

Inoltre, i docenti devono lavorare in team, collaborando con colleghi, famiglie e comunità per poter svolgere il ruolo dell'insegnante che (come abbiamo già ribadito) oggi è in continua evoluzione, influenzato da diversi fattori, tra cui i cambiamenti tecnologici, le nuove teorie pedagogiche e le crescenti richieste della società.

Secondo il pedagogista Martin Dodman, occorre che il vissuto di tutti gli attori dell’ambiente di apprendimento aiuti ognuno a capire il rapporto fra pensieri, sentimenti e azioni e a identificare ciò che è funzionale e disfunzionale a una interpretazione e a una valutazione equilibrata di ciò che ci accade intorno e dentro. (M. Enrica Bianchi, V. Rossi, Benessere psicofisico e apprendimento: suggerimenti)

In sintesi, l'insegnante oggi deve essere un professionista capace di adattarsi a contesti in rapido cambiamento, con la competenza di guidare e ispirare gli studenti non solo nel percorso scolastico, ma anche nella vita.

Insegnanti stressati: i fattori scatenanti

La professione di insegnante, quindi, richiede la capacità di prendersi cura degli alunni nel senso di capire ciò che può essere loro utile, la disponibilità ad impegnarsi nei loro confronti, la disponibilità ad una formazione continua. Insegnare qualcosa ai propri allievi richiede impegno e competenza e, per molti insegnanti, ogni fattore che porti ad una frustrazione nei confronti di questa aspettativa può contribuire in maniera lenta, ma continua, ad una condizione di stress psicologico.

E la situazione di continuo stress viene anche alimentata da relazioni sociale sempre più complesse. Infatti in questi ultimi anni sono notevolmente aumentate diverse forme di aggressione, verbali e fisiche, rivolte ai docenti da parte di genitori ed alunni, e non mancano rapporti molto tesi con dirigenti e collaboratori.

In sintesi, secondo il dottor Vittorio Lodolo, medico esperto in stress da lavoro correlato, la professione insegnante dovrebbe essere considerata “psicousurante” proprio per la particolare tipologia dei rapporti che comporta.

  • Rapporto con l’utenza: unico, quotidiano, protratto nel tempo… quasi ossessivo.
  • Rapporto insegnante/alunni: minoritario (un insegnante con 25/30 alunni).
  • Rapporto insegnante/colleghi: generalmente poca condivisione con i colleghi.
  • Rapporto assimmetrico: docente in cattedra e studenti ad ascoltare.
  • Rapporto intergenerazionale: non solo con i bambini/ragazzi, ma anche con i loro genitori (più gli insegnanti invecchiano e più il divario aumenta. Purtroppo nessuna riforma pensionistica, negli ultimi venti anni, ha valutato l’impatto tra l’età anagrafica e l’anzianità di servizio: si è passati dalle baby pensioni ai 67 anni di età!).

Inoltre, “in tutti i sistemi scolastici è previsto che gli insegnanti debbano svolgere molti altri compiti al di là delle ore di insegnamento, comprese le attività di carattere burocratico-amministrativo, di organizzazione e pianificazione della didattica, di valutazione degli allievi e di relazioni con genitori, studenti e altri”. (A. Turchi, 2018).

Dall’esame di diverse realtà scolastiche emerge che molte attività aggiuntive dei docenti non sono sempre descritte in modo preciso e dettagliato nei contratti di lavoro, ma sono attese anche dal sociale e dalle famiglie sia come ore di disponibilità a scuola offerte sia come ore di lavoro fuori dalla scuola, ma indispensabili per preparare lezioni e attività poi proposte in classe.

Insomma, mentre la società richiede sempre di più agli operatori della scuola, essi si sentono socialmente sempre meno considerati e nascono parecchie situazioni in cui gli insegnanti possono sentirsi isolati nelle loro classi senza un adeguato supporto o collaborazione con i colleghi o con il dirigente, il che può aggravare il loro senso di stress… e burnout. (Vedi approfondimento - Quali sono i sintomi del burnout?)

Il rischio stress ormai coinvolge molti docenti e anche altri attori del mondo scuola e la percezione sempre più diffusa è quella di una complessità che spesso non si riesce ad affrontare in modo strategico, sicuro ed efficiente.

Purtroppo non esistono statistiche ministeriali con dati precisi su questo fenomeno, ma ci sono interessanti ricerche che si sono preoccupate di valutare il livello di burnout nei docenti italiani. (Vedi approfondimento - Recenti ricerche sul livello di burnout nei docenti italiani)

È anche importante comprendere che la sindrome del burnout è multidimensionale: non esiste una sola causa, ma spesso è il risultato e la somma di complesse vicende personali e lavorative. Questo perché non esiste un unico ideale di vita, valido per tutti, bensì la possibilità per ciascuno di individuare il proprio stile di vita, in relazione alla propria personalità e alle proprie esigenze. Ogni esperienza è importante perché unica e frutto di un progetto personale: il vero problema è la definizione di questo progetto e la sua realizzazione.

Ovviamente il burnout degli insegnanti non deve essere solo sùbito, ma può essere affrontato con diverse strategie.

Le strategie per superare la sindrome da burnout sono diverse e comprendono la psicoterapia cognitivo comportamentale, la modifica delle abitudini lavorative e l'adozione di misure utili a contrastare lo stress nella quotidianità.
È possibile fornire delle opportunità per lo sviluppo professionale continuo e creare reti di supporto tra colleghi può aiutare a ridurre il senso di isolamento e migliorare le competenze di gestione dello stress.
È anche importante implementare politiche che riducano il carico di lavoro eccessivo e fornire risorse adeguate può contribuire a migliorare la qualità della vita degli insegnanti, offrendo anche accesso a servizi di consulenza e supporto psicologico per contenere lo stress e prevenire il burnout.
Infine, promuovere un equilibrio sano tra vita professionale e personale, attraverso politiche di flessibilità e supporto, può aiutare a prevenire il burnout.

Infine, quando (e se è necessario) i docenti possono prendere malattia per burnout e, in caso di presupposta inidoneità lavorativa (temporanea o permanente), l’accertamento medico può essere richiesto dal docente e/o dal dirigente scolastico e la diagnosi deve essere fatta da un Comitato Medico di Verifica (CMV) regionale. (Vedi approfondimento - I docenti possono prendere malattia per un eventuale burnout?)

In conclusione “negare il conflitto, l’aggressività e il malessere che ne deriva non lo farà scomparire e non disintegrerà i suoi effetti: occorre invece approfittare del conflitto per mettersi in ascolto; diventare consapevoli dei diversi punti di vista, delle informazioni e comunicazioni che circolano, di cosa spinge gli altri ad agire, di quali “filtri” applicano al mondo, uscendo dalla logica lineare bene/male, ed entrando in una dimensione di comprensione psicologica e sociale della complessità delle relazioni, cercando innanzitutto di capire e analizzare”. (M. Martucci, 2021)

BIBLIO/SITOGRAFIA

A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi

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