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56° RAPPORTO CENSIS: Paese nell’incertezza; scuola ancora di più

Il 56esimo Rapporto Censis del 2 dicembre ci presenta questa fotografia del nostro Paese: una popolazione sempre più vecchia; scarsa natalità. Una società “senza”: territori senza coesione sociale, sanità senza personale, scuola senza studenti… Quanto inciderà tutto ciò sulla scuola?

Chi sono gli studenti con BES presenti nelle nostre classi?

In ogni classe ci sono alunni che richiedono un’attenzione speciale per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, Disturbi Specifici di Apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Quest’area dello svantaggio scolastico, che comprende problematiche diverse, dal 2012 viene indicata come «area dei Bisogni Educativi Speciali (BES)».

Grande è, quindi, l’eterogeneità presente nelle nostre classi; ma la scuola non può lasciare indietro nessuno e deve prendersi cura anche e soprattutto di chi ha problemi e non può farcela da solo!

Imparare a vivere il cambiamento a scuola: dirigenti, docenti e studenti insieme

Siamo arrivati alla fine di un altro scolastico. Non intendiamo fare il resoconto di ciò che è successo, ma segnalare un clima diverso che incomincia a sentirsi in giro per le scuole italiane: il clima del cambiamento. Non politico, non normativo, ma funzionale, per vivere al meglio in questa nostra società che sembra andare sempre più veloce! Un cambiamento da vivere insieme, che richiede dirigenti illuminati, docenti sempre più preparati e studenti sempre più competenti.

L'Educazione Razionale Emotiva (ERE) ... per superare una visione statica dell’educazione

Oggi non possiamo più pensare ad una scuola orientata esclusivamente al potenziamento delle abilità intellettive, a discapito di quelle emotive. La scuola rappresenta per il bambino/ragazzo un “luogo di vita”, in quanto contribuisce fortemente alla sua crescita e al suo sviluppo. Superare una visione statica dell’educazione, che fa prevalere solo gli aspetti cognitivi a scapito di quelli emozionali, permette di abbracciare l’idea che la pratica educativa debba considerare nel suo insieme intelletto ed emozioni.
Come? Attraverso l'Educazione Razionale Emotiva, una procedura psicoeducativa, nata in campo medico, ma diffusasi poi anche nell’ambito scolastico. Essa viene attuata attraverso un percorso didattico che conduce il bambino/ragazzo ad acquisire consapevolezza delle proprie emozioni e dei meccanismi mentali sottostanti e ad apprendere procedure per fronteggiare in modo costruttivo le difficoltà che può incontrare nell’ambiente scolastico e familiare. L’Educazione Razionale Emotiva mira a favorire il benessere emotivo del bambino e dell’adolescente e può essere intesa sia come prevenzione primaria che secondaria, in quanto può intervenire prima che si manifestino forme di disagio oppure sulle iniziali manifestazioni di malessere.
La filosofia di vita alla base dell’ERE, secondo lo psicologo Mario Di Pietro, è «Non sono gli eventi di per sé a creare sofferenza emotiva, ma il significato che diamo a tali eventi».

Lo stato dell’arte della scuola italiana: chi è lo studente; chi è l’insegnante

Cosa è cambiato nella scuola? Chi è cambiato: lo studente o il docente?
Siamo di fronte ad un cambiamento globale che ha travolto tutto... anche la scuola. Sta aumentando enormemente la quantità di conoscenza e molti insegnanti si sono trovati nella situazione di non sapere più cosa insegnare, come insegnare, come trovare strumenti per vincere la superficialità dei ragazzi. Per non parlare delle nuove fonti di informazione e delle differenti modalità di apprendimento degli studenti. Sembra che i giovani imparino dappertutto fuorché a scuola! E nella situazione in cui siamo arrivati le competenze richieste ai docenti per creare ambienti di apprendimento significativi e coinvolgenti sono veramente tante.

Metodologie e strategie didattiche inclusive

Cosa significa strategia? E metodologia? Quali sono le più inclusive? Perché è importante utilizzarle?La didattica trasmissiva ed esercitativa non basta più… Con la sola lezione tradizionale (frontale) si trasferiscono  informazioni e non sempre si riesce a promuovere un apprendimento significativo. Gli studenti assumono un ruolo passivo,  il livello di  attenzione diminuisce, per non parlare di tutti quegli alunni che evidenziano un disturbo o una difficoltà nell’apprendimento e nella partecipazione sociale. Ecco perché ogni docente deve individuare  le metodologie  e le strategie più adatte ad assicurare  il massimo grado possibile di apprendimento ad ogni suo allievoin relazione alle  sue caratteristiche e bisogni, valorizzando le sue peculiari differenze.

Quali sono i problemi che affliggono la nostra scuola?

Quali sono i problemi che affliggono la nostra scuola? Questa è la domanda che si pone Attilio Oliva, il presidente dell’ Associazione TreeLLLe, nella sua introduzione e guida alla lettura del Quaderno n. 15, uscito il 15 aprile 2019,  intitolato   “Il coraggio di ripensare la scuola”. La proposta è interessante: “...  ripensare con coraggio il proprio sistema scolastico sulla scorta (...) delle esperienze più efficaci dei paesi avanzati”  per riuscire a creare “una generazione di  giovani adulti più pienamente realizzati, in un paese che avesse deciso di investire in se stesso e nei propri cittadini.”